Applaudire
"Se aumenta la repressione, che ci si aspetti un aumento del dissenso”: la scrittrice Valentina Mira e l'ex presidente Pari opportunità Giuliana Zerilli sul "caso Marsala" del 23 novembre.
Applaudire. Lo faremo più forte tanto quanto più sarà necessario. E la necessità, in questo caso, è un diritto basilare: la libertà.
In un salto spazio-temporale di poche settimane siamo a Marsala, al teatro comunale: qui il 23 novembre Valentina Mira, scrittrice e autrice di “X” (Fandango), viene formalmente invitata alla presentazione del suo libro - un racconto autobiografico che parla di stupro ribaltando la sua narrazione - a una platea di studenti e studentesse.
Quello che doveva essere un momento di dialogo e confronto con le giovani generazioni sul tema della violenza di genere - a partire dalle parole vive dell’autrice e dall’approfondimento del suo racconto (che le classi avevano portato avanti nell’ambito del progetto scolastico “Patto di lettura” ) - diventa altro: un caso di vittimizzazione secondaria “da manuale” (come lo ha definito Mira nel suo video di denuncia su Instagram) che invalida il racconto della scrittrice e “punisce” chi si muove in direzione opposta alla narrazione mainstream, ovvero quella istituzionale voluta dal parterre dell’amministrazione.
Come racconta Valentina Mira a Le Ragazze stanno bene:
È successo che ero stata invitata a parlare con degli studenti e delle studentesse che avevano già acquistato e letto il mio libro, X, e preparato delle domande, e invece né io, né la casa editrice, né studentesse e studenti eravamo stati avvisati che il format era cambiato. Non cambiato in modo casuale: era diventato qualcosa a cui dico sempre di no, una strumentalizzazione politica. Non si è parlato del libro, sul palco c’erano il sindaco di destra ed esponenti vari delle istituzioni locali. Una passerella, con tanto di forze dell’ordine in prima fila.
A pagarne il prezzo, oltre Mira, è Giuliana Zerilli: ormai ex presidente alle Pari opportunità del Comune di Marsala in Sicilia. Perché Zerilli è stata destituita? Aver applaudito a quella che sarebbe dovuta essere la presentazione di ‘X'.
Da presentazione e confronto con gli studenti e le studentesse, a tavola rotonda istituzionale. L’evento cambia forma e diventa quello che Zerilli ha definito un “cortocircuito”:
Come docenti non abbiamo percepito questa trasformazione dell’evento in tavola rotonda. Circolava un manifesto dal titolo “Ti Rissi No” che però è stato modificato varie volte e che non spiegava bene che cosa avesse intenzione di fare l’amministrazione. Quella che doveva essere la presentazione di un libro su cui i ragazzi erano pronti a fare domande si è trasformata in una tavola rotonda istituzionale.
L’autrice stessa non viene messa al corrente delle modalità esatte attraverso cui l’evento si sarebbe svolto. Come racconta:
Non sono stata informata, è stato deciso a mia insaputa. Ho cercato di riportare il focus sugli studenti e le loro domande, e una studentessa ha preso parola da sé, col coraggio di chi si stava facendo carico di un conflitto più grande di entrambe. Dicevamo la stessa cosa, ma la volontà politica era agli antipodi. È stato molto imbarazzante. Tutto ciò che non è consensuale, quando qualcuno decide di parlare di stupro, è una modalità che non può andare bene, no?
Mira reagisce come può e come sa: ”Non mi sono lasciata strumentalizzare e ho evidenziato il problema quando avevo ancora il microfono in mano, dal palco. Non ho ritenuto di fare passaggi successivi, quello che pensavo era chiaro al punto che non bisognava applaudire mentre lo dicevo. È che pensano sempre di parlare con vittime inermi e strumentalizzabili: certe retoriche ti si ritorcono contro”.
Nonostante la chiarezza delle parole di Mira non avesse bisogni di applausi, Giuliana Zerilli - docente (all’evento presente in tale ruolo) e ex presidente della Commissione Pari Opportunità di Marsala - lo fa. Come spiega a Le Ragazze stanno bene:
Ho manifestato il mio consenso a ciò che diceva Valentina Mira, in quanto avevo letto il libro e concordavo con lei in particolare su alcune affermazioni, come quella per cui non vanno vittimizzate le donne che non denunciano e si dovrebbero rimuovere gli ostacoli affinché le donne possano sentirsi sicure, protette e sostenute in questo percorso.
Quello che si è verificato, invece, è stata una strumentalizzazione: un tentativo di cambiare le cose, creatosi anche perché le istituzioni non conoscevano l'autrice e non conoscevano il contenuto del libro. Per cui non sono stati in grado di gestire una situazione imbarazzante per la quale si erano sentiti delegittimati dall'autrice, dai ragazzi che le battevano le mani e da me che avevo avuto l'ardire di dimostrare consenso a ciò che l'autrice sosteneva.
La reazione “istituzionale” all’atteggiamento di Zerilli è immediata: “il giorno dopo l’evento, in una chat che usavamo per scambiarci informazioni sulla Commissione, l'assessora e vicesindaca Valentina Piraino ha chiesto la convocazione urgente della commissione per discutere ciò che era avvenuto il giorno 23, sostenendo che ciò che era accaduto fosse molto grave. Tra l'altro, proprio alla fine proprio dell'incontro, l'assessora è venuta verso di me chiedendomi perché avessi applaudito e che, per il mio ruolo da presidente della Commissione Pari Opportunità, non avrei potuto farlo. Io le ho risposto che in sessant'anni nessuno mi ha mai tappato la bocca e che comunque avevo manifestato il consenso soprattutto ai contenuti di ciò che diceva Valentina Mira”.
“Giuliana Zerilli è l’unico motivo per cui mi presto a interviste su questa cosa - spiega Valentina Mira - perché non può aver perso un incarico istituzionale per un applauso; è una cosa fuori dal mondo, e che voglia spezzare il silenzio è una cosa grande e non posso che stare dalla sua parte”.
La solidarietà per Zarilli, oltre che dalla stessa Valentina Mira - “non ho paura di fare la voce più grossa” dice nel suo video - arriva da diverse forze politiche (dal Partito democratico al Movimento 5 Stelle e ai Verdi) schieratesi a supporto di Zerilli che afferma:
Continuerò a fare quello che ho sempre fatto, nel senso che sono sempre stata una persona impegnata nel sociale e nella politica. Io non sono stata nominata dal sindaco e dal consiglio comunale. Sono stata liberamente eletta all'interno della Commissione dalle associazioni. Quindi quello che io penso di fare è continuare la mia attività di normale cittadina che si è sempre impegnata nella cosa pubblica. Ritengo che questo comportamento dell’amministrazione sia un po' stupido e un po' meschino perché pensavano che questa cosa sarebbe morta lì e che non ci sarebbe stato nessun tipo di reazione da parte mia. O forse pensavano che sarebbe stata la reazione di una donna sola. Ma di fatto quello che viviamo è un clima francamente preoccupante rispetto a qualsiasi pensiero divergente.
Dal canto suo l’amministrazione, nella voce di Valentina Piraino, risponde che “La prof. Zerilli è stata revocata dall’incarico con una votazione che ha visto 8 voti favorevoli contro 4 contrari, non è stata sfiduciata perché come strumentalmente raccontato, ha applaudito ad una autrice di un libro ma perché, dopo una serie di comportamenti che creavano malumore all’interno della Commissione da mesi e che la ponevano in palese contrasto con i centri antiviolenza, ha addirittura, scordando il proprio ruolo istituzionale, ritenuto corretto sostenere palesi attacchi alle Istituzioni tutte, non solo politiche, oltre a sostenere ed applaudire ad un attacco pubblico contro un’altra donna, membro di un centro antiviolenza e della CPO con buona pace del contrasto ai comportamenti violenti soprattutto verso le donne”.
Mettere una donna contro un’altra donna: una strategia già vista e rodata, basata sull’errata convinzione per cui se una donna dice cose inaccettabili e tu le dici che non la pensi come lei allora la stai attaccando. Inoltre, come ben ricorda Mira:
Sarebbe poi il caso di notare che non tutti i centri antiviolenza sono femministi, purtroppo.
Al contrario, è in atto un tentativo di appropriazione dell’antiviolenza da parte di questa destra.
La gente deve sapere che “centro antiviolenza” purtroppo non è sinonimo di femminista. E essere donna non ti rende inattaccabile, come evidentemente né il mio essere donna né gli accordi presi hanno fermato loro dal cercare di impormi un format a cui sono da sempre assolutamente contraria e per il quale non hanno e non avranno mai il mio consenso. Non vado a far usare il mio stupro da istituzioni che hanno un approccio punitivo delle stesse donne che vogliono uscire da situazioni di violenza. In realtà non permetto di strumentalizzarmi neanche da forze che si dicono più progressiste, ho diritto a presentare il mio libro senza che nessun politico ci mangi sopra.
È uscita da poco la notizia per cui proprio a Marsala una madre avrebbe denunciato, senza il consenso della figlia, il suo ragazzo. Questo sta nelle cose e nel tentativo di protezione che un genitore ritiene di dover mettere in atto (che io sia d’accordo o no con l’approccio non rileva): ma il braccialetto elettronico è stato messo anche a lei, alla figlia. Ecco cos’è il patriarcato. Sovradeterminazione, controllo delle donne con la scusa di proteggerle. È normale e non mi sorprende che trovi una sponda in istituzioni che mettono sullo stesso piano che ferisce e chi è ferito, rifiutandosi al contempo di fare prevenzione e facendo sentire male chi va lì esattamente al fine di farla. E qui non entro nel merito della vicenda: dal mio libro si capisce quanto abbia in odio chi controlla le donne, comprese quelle giovani, spezzando un rapporto di fiducia.
Come si scardinano i tentativi di sovradeterminazione e controllo delle donne? Imparando a riconoscerli, in primis. E, per farlo, dice Zerilli: “ci vuole formazione su tutti i temi legati alla parità di genere. Se la scuola non è pronta, è necessario che vengano fatti dei corsi di formazione per far sì che i docenti diventino in grado di farlo. La scuola ha un ruolo importante e in alcuni casi è necessario che si sostituisca alla famiglia quando la famiglia non è in grado di educare alle differenze e all'affettività”.
L’educazione può essere antidoto all’oppressione? Intanto, cominciare:
“Il dissenso è represso e non è una novità. Lo è sempre di più, questo sì - dice Mira - Solo l’altro giorno una giovane donna denunciava un abuso in divisa molto grave e documentato da foto (calcio sui genitali); nessuna parola per lei, in compenso in molti si dicono solidali a oggetti, vedo. Che si tratti di una serranda o dell’ennesima, inutile e insultante panchina rossa che, com’è noto, fa comodo solo a chi la mette. Se le studentesse iniziano a romperle è perché le loro voci sono inascoltate. Se aumenta la repressione, che ci si aspetti un aumento del dissenso”.
Applaudiremo sempre. E più forte.
📰 Rassegnami
Ue, il Premio Sacharov a Mahsa Amini e alle donne iraniane: “Non siete sole”
Coraggio, resilienza, libertà: sono queste le coordinate attraverso cui il Parlamento europeo ha conferito il Premio Sacharov per la libertà di pensiero 2023 a Jina Mahsa Amini e al movimento “Donna, vita e libertà” in Iran. Ho seguito la cerimonia da Roma e ne ho scritto per Alley.
Basta vittimizzazione secondaria: chi subisce violenza sessuale non deve finire al banco degli imputati
Quello avvenuto al tribunale di Tempio Pausania è un caso di vittimizzazione secondaria. Perché se è vero che gli avvocati della difesa hanno tutto il diritto di accertare la testimonianza della vittima, ciò non consente loro di sottoporla a domande degradanti e ri-traumatizzanti.
Le domande della difesa al processo a Ciro Grillo e la cultura dello stupro
Facciamo così: facciamo che non riportiamo le domande che Antonella Cuccureddu, avvocata della difesa nel processo per violenza sessuale di gruppo a Ciro Grillo, Edoardo Capitta, Vittorio Lauria e Francesco Corsiglia, ha rivolto alla giovane donna che li ha denunciati. Le abbiamo viste girare abbastanza, erano sulle agenzie e negli articoli, e ogni volta sono traumatizzanti per chi le legge e ha subito una violenza sessuale (circa il 21% delle donne, secondo i dati Istat), ma anche per chi non l’ha subita è difficile non trovarle invasive, degradanti, umilianti: sono domande pensate per smontare un’accusa, quella di stupro, e provare invece che il rapporto con “Silvia” (il nome di fantasia utilizzato sui media) era consensuale.
All I want for Christmas is non essere l'unica a occuparsi di bambini & cene
Se già durante il resto dell'anno le donne passano in media 5 ore al giorno a occuparsi della casa e dei figli (contro l'ora e 40 degli uomini), che cosa succede durante le vacanze di Natale, con le scuole chiuse?
Pillole contraccettive e test di gravidanza hanno rivoluzionato la vita delle donne, ma hanno anche avuto il potere di proiettare sui loro corpi significati non immediatamente visibili generando controllo e oppressione. Ne parla Laura Tripaldi, a partire dal suo saggio Gender tech. Come la tecnologia controlla il corpo delle donne (Laterza, 2023).
🎯 Nominare è fare esistere
Solo il 16% delle biografie presenti su Wikipedia riguarda le donne: una percentuale impari e incrementata dal lavoro di Wikidonne. In questo spazio ridiamo spazio: una bio per ogni numero. Storie per riscrivere la storia.
Judith Butler
Ridefinire le categorie di uomo e di donna, introducendo in modo radicale una nuova concezione del gender. Judith Butler è la filosofa femminista che per prima porta alla luce la problematizzazione del soggetto del femminismo e del conflitto che coinvolge il concetto di identità femminile
Alla domanda “Come definire la propria identità?”, Butler risponde andando al di là delle rigide classificazioni della biologia e della linguistica affermando invece la necessità di trovare un «posto tutto per sé». Questo significa, nelle parole della filosofa, smettere di considerare l’identità femminile come qualcosa di fondativo e vederla come qualcosa che viene generato. Pensarsi oltre perché, come scrive Butler, «anche se si “è” una donna, ciò di sicuro non è tutto ciò che si è». Non esistono allora due soli generi, ma tante possibilità quante ciascuno di noi se ne dà: così, l’interrogativo “Che cos’è una donna?” si amplia di un universo di significati, implicazioni politiche, sociali, culturali e biologiche che fanno da satellite a questo sostantivo.
La sua teoria queer e anti identitaria prende forma opera dopo opera, mentre lei stessa si definisce queer e femminista pur sottolineando che nessuna qualificazione la identifica veramente. Piuttosto, afferma la Butler, il suo corpo si muove e attraversa liberamente diverse identità.
Oltre il binarismo di genere, Butler propone un concetto nuovo: la performatività attraverso cui il genere si costruisce. Cosa significa?
Il nostro corpo si adegua al genere attraverso l'atto ripetuto che diventa atto normativo. Il genere, dunque, si esprime e si costruisce secondo le sue stesse pratiche regolatrici, è espressione del suo stesso fare e le sue manifestazioni ne sono il risultato: non vi è alcuna identità di genere che non sia agita. Il genere, secondo Butler, esiste solo nella misura in cui viene ripetuto attraverso atti e gesti rituali.
Per questo motivo, nel suo fondamentale saggio del 1990, Gender Trouble: Feminism and the Subversion of Identity, la filosofa statunitense critica l’essenzialismo di genere che ha attribuito caratteristiche universali e innate a donne e a uomini e, in particolare, ha legato l’idea della femminilità alla biologia e alle caratteristiche psicologiche come l’empatia e i comportamenti di sostegno e di cura. Judith Butler afferma, invece, che il genere si costruisce eseguendolo. È la ripetizione a rendere naturale la costruzione del soggetto sessuato, ripete Butler in Corpi che contano. I limiti discorsivi del “Sesso” (Feltrinelli, 1996).
Per approfondire, ne ho scritto qui.
🌱 La parola
Vittimizzazione secondaria
La Convenzione di Istanbul, all'articolo 18, stabilisce che gli Stati firmatari si impegnano ad "evitare la vittimizzazione secondaria", che consiste nel far rivivere le condizioni di sofferenza a cui è stata sottoposta la vittima di un reato, ed è spesso riconducibile alle procedure delle istituzioni susseguenti ad una denuncia, o comunque all'apertura di un procedimento giurisdizionale.
La vittimizzazione secondaria è una conseguenza spesso sottovalutata proprio nei casi in cui le donne sono vittima di reati di genere e l'effetto principale è quello di scoraggiare la presentazione della denuncia da parte della vittima stessa.
Si alimenta con i pregiudizi e gli stereotipi sessisti che minano a priori la credibilità delle donne che parlano della violenza subita. Si concretizza, come nel caso di Grillo, nelle accuse di non aver denunciato prima quella violenza, anche se la legge prevede che una violenza sessuale si possa denunciare entro 12 mesi. È vittimizzazione secondaria anche quando si dice che la vittima di una violenza se l’è “andata a cercare” o ha una responsabilità nella violenza che ha subito, per esempio per gli abiti che indossava, per le sue abitudini sessuali o perché era ubriaca. È infine vittimizzazione secondaria diffondere o pubblicare immagini o video della violenza subita.
🍸 Coraggio liquido
Tra i brand più iconici e storici nel mondo del buon bere italiano, il rilancio di Ballor è avvenuto grazie alla famiglia Bonollo di Padova e, in effetti, il Gin di Emilie conquista per il gusto fresco e vivace conferito dalle note agrumate di pompelmo rosa, arancia dolce di Sicilia, bergamotto di Calabria e le note balsamiche di menta piemontese e cardamomo, unite a quelle delle erbe aromatiche mediterranee di timo e basilico. Un viaggio tra sapori e profumi che ricorda quelli di Emilie Roussette attraverso la penisola italiana quando dal Piemonte, durante i mesi invernali, soggiornava da cari amici in Sicilia o Calabria per “svernare”. Esattamente quello di cui ho bisogno: svernare.
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Ho shazammato mentre, appunto, bevevo un gin tonic:
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Autodiagnosi e cura oggi coincidono: aver cura.
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❤️ Parole di fine anno
A gennaio sarà un anno de Le Ragazze stanno bene in formato newsletter. Vorrei fare sempre di più e meglio rispetto a quello che faccio ma, come quasi tutti i progetti editoriali indipendenti, il tempo è una questione di compromesso. La passione non basta. Serve pure dedizione, innumerevoli "non posso, devo chiudere la newsletter" e un sacco pieno pieno di amore. Servirebbero soldi ma al momento vorrei che questo spazio rimanesse gratuito per tutt*. Ho troppi vorrei ma si può cominciare dai "posso". Per cui: cosa apprezzi di più questa newsletter? Ci sono temi che reputi vadano approfonditi maggiormente? Cosa aggiungeresti e cosa toglieresti? Troppo lunga, troppo corta, troppo pesante, troppo leggera? Ma soprattutto, perché la leggi? In cosa mi riconosci? Risp sul mio, a questa mail o a etta.labarile@gmail.com.