Ciao pà, mi passi mamma?
Liberarsi dalla "legge del padre" per essere padri nuovi e vivere più felici
Per ogni uomo decostruito c’è una femminista esausta. Per ogni “festa del papà”, pure. D’altronde, festa del papà o della mamma che fosse, chi vi aiutava con i lavoretti a scuola? Se la risposta è quella che immagino, la situazione rimane la stessa: anche dietro le feste c’è un lavoro nascosto. E quasi sempre è a carico delle donne. E giuro che vorrei non parlarne, sminuire, pensare che non sia così, ma - se questo dev’essere un posto dalle parole sincere - io lo devo dire: non penso ad altro.
Penso alle donne della mia famiglia anche quando dovrei festeggiare gli uomini. E non perché siano peggiori o cattivi. Ma perché possono permettersi di essere e diventare - migliori, peggiori, belli, brutti, realizzati, stanchi o contenti - senza preoccuparsi. Non si preoccupano. Non vedono. E non è pragmatismo. Ma privilegio.
Liberarsi della "legge del padre" è un processo doloroso eppure c'entra con l'amore. I nostri padri sono uomini e no, non sono "vittime" del patriarcato quanto le nostre madri perché con il privilegio ci sono nati. I padri hanno potuto attraversare le strade. Le madri no. Hanno fatto diventare casa tutto il mondo. E lo hanno dovuto fare. Distruggere la genealogia non significa avercela con i padri. Ma liberarli. Mostrare loro la strada. Un altro, ennesimo, gesto di cura che non ci è dovuto e che comunque facciamo. Oggi lo faccio come figlia e questa non è ingratitudine. Ma riconoscenza. Amore. Salutare i padri che sono stati e accogliere quelli che saranno. Per girare insieme facendosi da perno. In equilibrio.
In questo processo di liberazione e costruzione, mettersi in ascolto di una nuova paternità che chiede di esserci è fondamentale: affinché l’esserci, da parte dei padri, non sia un “plus”. Ma la normalità.
Come scrivono Monica D’Ascenzo e Chiara Di Cristofaro nell’apertura del dossier "Le sfide della paternità” de Il Sole 24 Ore, “la pandemia ha accelerato il cambiamento del ruolo paterno e ha messo le basi per la costruzione di un nuovo equilibrio, grazie anche a una maggiore flessibilità sul lavoro. Il ritorno alla vita pre pandemia è avvenuto su presupposti totalmente diversi, perché il paradigma della paternità è stato rivoluzionato dall’emergenza e i padri non sono stati più disposti a rinunciare al tempo per i figli”.
Ma cosa ci dicono i dati in Italia riguardo la fruizione del congedo di paternità? Una cosa molto chiara: il cambiamento da fare è, ancora una volta, culturale e legislativo.
Nel 2022 solo il 64% degli aventi diritto al congedo di paternità ne ha beneficiato. Secondo le evidenze della ricerca “Genitorialità condivisa: indagine Manageritalia”, il 61% degli uomini vorrebbe il congedo obbligatorio e la percentuale sale all’85% tra i manager under 45.
I giorni concessi ai padri restano troppo pochi: in Italia ne vengono riconosciuti dieci, obbligatori e al 100% della retribuzione. L’utilizzo del congedo, inoltre, non appare omogeneo in Italia dimostrando, come scrive Simona Rossitto, “quanto conti il fattore culturale: ci sono forti differenze a seconda dell’età, della tipologia contrattuale, della dimensione delle aziende, del reddito e dell’area geografica di riferimento. Sebbene il trend crescente nell’utilizzo di questo diritto si registri in tutta Italia, chi ne usufruisce di più vive a Nord e meno a Sud”.
Un ulteriore problema è determinato dalla scarsa conoscenza del congedo di paternità. In molti non ne conoscono l’esatta durata e lo confondono con il congedo facoltativo, inoltre, non sanno che, al contrario di quest’ultimo, è obbligatorio e a retribuzione piena.
Stando ai dati raccolti dall’Osservatorio INPS sulle prestazioni a sostegno della famiglia, nel 2021 le donne che hanno beneficiato del congedo di maternità sono state oltre 200.000, mentre gli uomini che hanno usufruito del congedo di paternità non arrivano a 160.000. Ciò nonostante negli ultimi anni il tasso di utilizzo del congedo di paternità presenti un trend di crescita, che è passato dal 19,23% del 2013 al 48,53% del 2018 e si è attestato al 57,60% nel 2021.
“Un intervento sulla parificazione dei congedi obbligatori - scrive Marika Malizia, Responsabile People Care e Privacy di Up Day – è tanto più auspicabile se si considera che i congedi parentali non sono minimamente in grado di intervenire sul problema dell’equa ripartizione delle responsabilità familiari, sia perché facoltativi, sia in quanto caratterizzati da una copertura solo parziale della retribuzione (il 30%)
In sostanza, per ottenere un’effettiva equità tra i generi non è sufficiente un cambiamento culturale, né aumentare la sensibilizzazione delle aziende e delle persone, ma è innanzitutto necessario un incisivo intervento legislativo in materia, che preveda un allineamento tra il congedo di paternità obbligatorio e quello di maternità.
Sta provando a farlo Lia Quartapelle, deputata del Partito Democratico che ha presentato un ddl per un congedo paritario, retribuito al 100% e per tutte le categorie di padri lavoratori.
“Vorremmo garantire a tutti i genitori, indipendentemente dalla posizione lavorativa, cinque mesi retribuiti al 100%” dice Quartapelle. Costo della manovra: 4,5 miliardi di euro. “Si tratta di una misura trasformativa, che rappresenterebbe la cifra della prossima legge di bilancio, sulla quale cominceremo a ragionare da metà aprile. Certo, elettoralmente è una mossa meno redditizia che spezzettare i fondi in tante piccole elargizioni, come il bonus nido per il secondo figlio o l’esonero contributivo per le madri lavoratrici. Ma la portata è rivoluzionaria e non escludo che una premier come Giorgia Meloni possa essere favorevole: lei per prima è una mamma single, conosce bene le fatiche della conciliazione casa-lavoro”.
Potersi prendere cura dei figli senza essere stigmatizzati: gli uomini iniziano a chiederlo e i nuovi papà ribaltano la prospettiva. Essere padri è un diritto di cui non ci dobbiamo dimenticare. Serve cambiare la cultura. Serve cambiare le leggi.
(Intanto, ciao papà. Se stai leggendo, comunque tvb)
📰 Rassegnami
Aborto, perché inserirlo in Costituzione non ha “solo” un valore simbolico
Quella del 4 marzo è un data significativa e “storica” non solo a livello simbolico, ma anche giuridico e politico: mentre il diritto all’aborto continua a essere una corsa ad ostacoli in molti Paesi, la revisione costituzionale raggiunta in Francia diventa un esempio per il resto del mondo. Un dato di fatto che, creando un “precedente”, già sposta il valore della decisione dal piano simbolico a quello pratico ponendosi come faro per altri ordinamenti. Ne ho scritto per Alley Oop.
Le serie tv sono davvero femministe?
Se le donne delle serie non sono più trofei o un insieme di stereotipi, tutti i personaggi femminili elencati fin qui sono a dir poco irrisolti dal punto di vista sentimentale. E forse lo sono proprio perché il femminismo non ha troppo fatto i conti con “il sogno d’amore”, come direbbe la teorica femminista Lea Melandri. Ci troviamo quasi sempre di fronte a donne in crisi, con il cuore spezzato, abbandonate, tradite o impegnate in un rapporto d’amore infelice oppure asimmetrico. Realizzate sul lavoro ma sottomesse nella vita sentimentale, a capo di imprese straordinarie, ma tradite da uomini senza fascino, sfolgoranti in pubblico, disperate nella sfera privata.
Com'è possibile, se la quota di occupazione femminile in Italia è ancora molto bassa? Tradizionalmente escluse, vilipese, emarginate, molestate, a rischio sostituzione, le donne che lavorano simboleggiano una condizione che oggi, tra grandi dimissioni, quiet quitting, bot e AI, sembra riguardare quasi tutti. Il lavoro sta cambiando in peggio, ma ripartire dalle donne può essere parte della soluzione.
Stai dritta
Questo articolo è parte di una campagna a cui hanno aderito oltre 100 scrittrici e giornaliste italiane per denunciare la violenza di genere e nominarla. #unite #rompiamoilsilenzio.Sottomesse
Dalla Bibbia al Corano, passando per i bestseller editoriali e le canzoni pop, il ruolo della donna è sempre lo stesso: subordinato all’uomo. Oggi che il femminismo sembra essere alla portata di tutte – e di tutti – , le cose sono destinate a cambiare? Non è semplice, perché violenza dell’uomo e sottomissione della donna si fondano spesso su un’idea perversa delle relazioni.
🎯 Nominare è fare esistere
Solo il 16% delle biografie presenti su Wikipedia riguarda le donne: una percentuale impari e incrementata dal lavoro di Wikidonne. In questo spazio ridiamo spazio: una bio per ogni numero. Storie per riscrivere la storia.
Serafina Battaglia
21 marzo, Giornata Nazionale della memoria e dell'impegno in ricordo delle vittime delle mafie.
“Se le donne dei morti ammazzati si decidessero a parlare così come faccio io, non per odio o per vendetta, ma per sete di giustizia, la mafia in Sicilia non esisterebbe più da un pezzo”.
Era il 30 gennaio 1962, quando una donna vestita a lutto, avvolta in uno scialle nero e con la testa coperta da un velo scrisse una pagina importante nella storia della lotta alla mafia: Serafina Battaglia, vedova, ma soprattutto madre di un ragazzo ucciso.
Quel giorno di fine gennaio si era presentata in un’aula di tribunale per testimoniare nel processo per l’omicidio del figlio Salvatore Lupo Leale. Voleva vendetta, ma l’aveva cercata facendo qualcosa che nessuno aveva mai fatto prima.
Dopo aver baciato il crocifisso, aveva spezzato i codici d’onore e rotto il muro dell’omertà, raccontando tutti gli ingombranti segreti che le aveva confidato il marito Stefanuzzo.
“Mio marito era un mafioso e nel suo negozio si radunavano spesso i mafiosi di Alcamo. Parlavano, discutevano e io perciò li conoscevo uno ad uno. So quello che valgono, quanto pesano, che cosa hanno fatto. Mio marito mi confidava tutto e perciò io so tutto. Se le donne dei morti ammazzati si decidessero a parlare così come faccio io, non per odio o per vendetta ma per sete di giustizia, la mafia in Sicilia non esisterebbe più da un pezzo… I mafiosi sono pupi. Fanno gli spavaldi solo con chi ha paura di loro, ma se si ha il coraggio di attaccarli e demolirli diventano vigliacchi. Non sono uomini d’onore ma pezze da piedi”, disse in un’intervista a Mauro De Mauro.
Serafina Battaglia era una donna coraggiosa, ma nella sua battaglia fu sola. Nonostante per anni non riuscì a trovare alcun avvocato disposto a difenderla, Battaglia raccontò tutto senza paura a Perugia, Catanzaro, Bari e Lecce. In tutti quei tribunali dove per “legittima suspicione” si celebrarono centinaia di processi. Parlò di oltre venti omicidi, dell’organizzazione delle cosche locali, dei legami tra le famiglie che avevano frequentato il retrobottega della torrefazione di suo marito. La stampa l’aveva soprannominata “La vedova della lupara” e le pagine di cronaca erano pieni di aneddoti, si racconta del fazzoletto imbrattato del sangue del figlio, degli sputi agli imputati e di quando si era inginocchiata davanti ai giudici.
Ma gli imputati vengono assolti, dopo 17 anni dalla morte del figlio, per insufficienza di prove. Serafina non esce più di casa: accusata di essere “pazza” dai parenti, pare dormisse con una pistola P38 per paura di essere ammazzata. La tengo per difendermi anche se ora la mia arma è la giustizia, disse.
Morì il 10 settembre del 2004, a 84 anni, quasi dimenticata nell’appartamento del quartiere Olivuzza , che lei aveva trasformato in un santuario. Un altare che lei aveva allestito per i suoi morti a cui nessuno aveva dato giustizia.
“Quali motivi l’hanno spinta a venire in tribunale? Perché mi hanno tolto mio figlio”
🌱 La parola
Congedo parentale (da non confondere)
Il congedo parentale non va confuso con il congedo di maternità/paternità: esso si traduce in periodo di astensione facoltativo dal lavoro concesso ai genitori per prendersi cura del bambino nei suoi primi anni di vita e soddisfare i suoi bisogni affettivi e relazionali.
Si rivolge a lavoratrici e lavoratori dipendenti, ma non ai genitori disoccupati o sospesi, ai genitori lavoratori domestici, ai genitori lavoratori a domicilio.
Spetta ai genitori naturali e adottivi che siano in costanza di rapporto di lavoro, entro i primi 12 anni di vita del bambino per un periodo complessivo tra i due genitori non superiore a 10 mesi. I mesi salgono a 11 se il padre lavoratore si astiene dal lavoro per un periodo continuativo o frazionato di almeno tre mesi. Tale periodo complessivo può essere fruito dai genitori anche contemporaneamente. Se il rapporto di lavoro cessa all’inizio o durante il periodo di congedo, il diritto al congedo stesso viene meno dalla data di interruzione del lavoro.
La sentite questa voglia di figliare per congedarsi? SKERZO.
🍸 Coraggio liquido
Era il 1775 quando Luigi XVI concesse l’autorizzazione per produrre distillati a Carpeaux e Stival, due intraprendenti francesi. Questi ultimi aprirono una distilleria con dodici alambicchi a Citadelle di Dunkerque, ottenendo nel contempo il privilegio di poter rifornire in esclusiva la casa reale per vent’anni. Dalla casa reale ai banconi di Trastevere, Citadelle è un dry gin che fa sognare il giusto. Trasparente e luminoso alla vista, arrivano al naso i sentori delicati e fragranti dei fiori che poi lasciano il posto a cannella, anice e ginepro. Rotonda fioritura. Buona primavera.
❤️ L’amore è una playlist
Giuseppe Impastato, detto Peppino (Cinisi, 5 gennaio 1948 – Cinisi, 9 maggio 1978) è stato un giornalista, conduttore radiofonico e attivista italiano, membro di Democrazia Proletaria e noto per le sue denunce contro le attività di Cosa nostra, a seguito delle quali fu assassinato il 9 maggio 1978.
💫 Autodiagnosi e cura
Autodiagnosi: mi annoiavo alle feste, mi annoiavo alle cene.
Cura: “Alle regine succede.”
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