“L’università è di chi la vive” è la frase che capeggia nel cortile di via Salaria, sotto i portici dove ho fumato 4721923810 sigarette, preparato altrettanti esami, incontrato persone che sarebbero diventati volti amici.
L’università dev’essere un posto sicuro soprattutto per questo: ti è testimone prima di diventare tutto quello che si può essere. Anche se ancora non lo sai. Anche se troppe domande non te le poni davanti alla macchinetta del caffè, mentre leggi l’oroscopo tra una lezione e l’altra.
Vivere l’università a 30(quasi)anni è rendersi conto di questo valore, essere “ponte” tra quello che c’è prima e quello che viene dopo. Il bagno di realtà che invade i sogni e li inaridisce. Quello che resta è quello per cui, più o meno inconsciamente, si combatte ogni giorno. Custodire a lavoro quello che ti faceva intervenire e parlare a lezione. La fiamma accesa resta quella, il fuoco si alimenta da lì. Non è affezione, sono radici.
Mentre questo processo di “fioritura” accade pure con i suoi rami secchi, all’università dobbiamo sentirci sicure. E invece non lo siamo.
160 molestie e 20 abusi sessuali si sono verificati in ateneo “solo” nell’ultimo anno: a dirlo sono i risultati dell'indagine sulla sicurezza e l’inclusività all'università La Sapienza di Roma, presentati lo scorso 12 marzo dalle studentesse di Sinistra Universitaria.
All'evento, ‘Un altro genere di Università – il manifesto per un'Università Transfemminista‘, organizzato presso la facoltà di giurisprudenza, hanno preso parte anche figure istituzionali dell'ateneo, del Comune e della Regione.
Il sondaggio è stato condotto dalle attiviste tra il 15 novembre 2023 e il 6 marzo 2024, e ha interessato un campione di 1318 studenti di undici facoltà della Sapienza.
Il 15,6% degli intervistati ha dichiarato di essere stato molestato all'interno dell'università, mentre il 5% di aver subito violenze sessuali.
Il 40% denuncia che sono stati professori a commettere le violenze, soprattutto in occasioni come ricevimenti, tirocini ed esami in ufficio.
Il 30% delle studentesse ha dichiarato di non sentirsi sicura all'interno dell'università, mentre il 60% ha avuto bisogno di essere accompagnata a casa dopo le lezioni.
Nei racconti degli studenti e delle studentesse non c’è spazio per le ambiguità: c’è ad esempio il caso di un professore che, si racconta nella segnalazione, “si è masturbato durante un esame orale da remoto e ancora insegna la stessa materia e fa esami orali”. C’è poi quello di un professore di latino che avrebbe “insultato una studentessa prima dell’interrogazione” dicendole di stare zitta perché lui stava guardando una partita di tennis e lei stava “portando sfiga”. Sempre lui avrebbe poi chiesto alla studentessa di tradurre la frase: “Mi faccio mantenere da mio marito perché non lavoro”. Poi avrebbe costretto la studentessa ad abbassare la mascherina per mostrargli un sorriso prima del voto.
“I dati parlano chiaro", dicono le studentesse di Sinistra Universitaria, che chiedono strumenti adeguati:
“Solo uno studente su dieci sa dell’esistenza della consigliera di fiducia e un centro antiviolenza per 130mila studenti è insufficiente. Non si possono aspettare altre segnalazioni, bisogna intervenire subito. Noi siamo pronti a collaborare, anche se è difficile farlo con chi non ci ascolta", hanno concluso riferendosi alla Rettrice, assente all'incontro.
L’iniziative delle studentesse e la volontà di intraprendere un’indagine sul tema, spiegano, “nasce dalla necessità di evidenziare e mettere in luce un fenomeno presente ma sempre celato all’interno dei luoghi della formazione, in particolare negli atenei, dove la dinamica dei ruoli di potere si mescola con quella della visione di mondo patriarcale e rende questi luoghi non sicuri e teatro continuo di discriminazioni e molestie”.
“L’abbiamo visto negli ultimi mesi con i fatti di Torino - specificano le ragazze - dove sono emerse le denunce di casi di molestie sessuali avvenute all’interno di alcuni dipartimenti che vedono coinvolti in particolare due insegnanti dell’Università; molestie che, secondo le segnalazioni delle studentesse, sarebbero però molte di più e non si limiterebbero solo a questi due insegnanti: il centro antiviolenza aperto nel campus Einaudi ne ha raccolte 1з8 e altre segnalazioni emergono dai questionari promossi dallз studentз. Ma Torino non è un caso isolato: le stesse segnalazioni arrivano anche dalle altre Università del Paese e la Sapienza non fa eccezione, ricordiamo infatti poco più di un anno fa lo stupro ai danni di una ragazza mentre faceva tirocinio al Policlinico”.
Nel documento “Un altro genere di università”, le proposte avanzate sono chiare. Tra queste:
Centri Antiviolenza: nel mese di luglio del 2022 è stato aperto il Centro Antiviolenza messo a disposizione dalla Sapienza, che ha sede in Viale dello Scalo San Lorenzo 61/B. “A seguito di un’analisi che abbiamo condotto sulle esperienze dei centri antiviolenza nati in collaborazione con gli atenei nella città di Roma e sul territorio nazionale, abbiamo potuto osservare come una gran parte di questi, a partire da città come Pisa, Torino e Bologna fino all’ateneo di Roma Tre nella nostra città, facciano parte di una rete nazionale di Centri Antiviolenza e Case delle Donne, la rete D.i.Re (Donne in Rete contro la violenza) - si legge nel report - Riteniamo fondamentale che l’esperienza del Centro Antiviolenza della Sapienza non rimanga limitata a sé stessa, ma che invece venga valorizzata inserendosi all’interno della Rete, luogo di scambio, confronto e conoscenza tra realtà che operano contro la violenza patriarcale attraverso la condivisione reciproca di esperienze, metodologie e ricerche”.
Consigliera di fiducia: la figura della Consigliera di Fiducia è stata istituita in Sapienza nel 2021 con l’approvazione da parte dell’Ateneo del “Codice di condotta nella lotta contro le molestie sessuali”, che fissa linee operative per sostenere la parità di genere e fornire assistenza alle vittime di molestie.
L’istituzione di questa figura nasce dunque dalla volontà di prevenire, gestire e aiutare a risolvere i casi di discriminazione, molestia sessuale, molestia morale o psicologica, mobbing e straining che hanno luogo nell'ambiente universitario, portati alla sua attenzione.
Le ragazze vogliono giustamente di più: "Chiediamo, pertanto, che venga istituita una Consigliera di Fiducia per ogni facoltà, in raccordo con la Consigliera di Fiducia di Ateneo, sul modello dellз garanti dellз studentз. In tal modo si garantirebbe una maggiore accessibilità del servizio e prontezza nella risoluzione dei casi. Riteniamo inoltre auspicabile, dove possibile nelle facoltà, l’individuazione di un ufficio fisico per la Consigliera di Fiducia, che possa diventare un vero e proprio punto di riferimento conosciuto da chiunque frequenti la facoltà. Istituire una Consigliera di Fiducia in ogni facoltà inoltre contribuirebbe a una decentralizzazione di servizi di questo tipo, rendendoli più accessibili per le sedi distaccate dell’Ateneo”.
Formazione della comunità studentesca e del corpo docente: affinché il sapere trasmesso sia inclusivo e plurale, è necessario che il corpo docente sia formato, sensibile e consapevole riguardo le tematiche di genere e alla cultura patriarcale intrinseca nella nostra realtà. “Per questo crediamo sia importante che l’Ateneo stesso si faccia promotore di corsi di formazione indirizzati a tuttз lз docenti, ma anche a tutto il personale tecnico, amministrativo e bibliotecario (TAB), in quanto parte fondamentale della comunità di Ateneo”.
Strade sicure: dall’indagine svolta emerge che il 63,8% delle studentesse intervistate non si sente sicuro a percorrere il tragitto dall’Università a casa. La diffusa sensazione di insicurezza emerge in modo particolare se le lezioni finiscono in orari serali. La proposta di Sinistra universitaria riprende un progetto già avviato: “Riteniamo in questo senso fondamentale riprendere e lavorare per far partire il progetto nato il 24 novembre 2022 dal Municipio II ovvero ‘Strade sicure per le donne’ nel quale si propone di creare una mappatura di strade sicure in base ai criteri come: percezione di sicurezza, illuminazione, affollamento e molestie subite”.
Il caso della Sapienza non è unico: a metà febbraio all’università di Torino si sono verificate altre proteste per due casi di molestie sessuali, per cui erano stati denunciati due insegnanti dell’ateneo. L’ex direttore della scuola di specializzazione di medicina legale Giancarlo Di Vella è agli arresti domiciliari accusato tra le altre cose di violenza sessuale, minacce e stalking, mentre un professore di estetica è stato sospeso dall’insegnamento per un mese per aver tenuto un comportamento molesto con alcune dottorande.
Le ragazze non stanno bene all’università, ma vogliono starci. Non possiamo voltarci e non guardare.
📰 Rassegnami
Così le associazioni femministe in Italia difendono i diritti delle donne
Fare rete, supportarsi, diffondere informazioni e metterle a sistema per rendersi soggetti visibili nella sfera pubblica: il mondo dell’associazionismo è stato fondamentale sin dagli inizi del movimento femminista italiano e già a partire dalla Resistenza. Ne ho scritto per The Wom.
Calciatore della primavera diffonde senza consenso video privato di una dipendente dell’As Roma: lei licenziata. Quanta strada dobbiamo ancora fare.
L'avvocato Francesco Bronzini, incaricato dalla ragazza, ha contestato all'As Roma di non aver tutelato la dipendente da questi comportamenti illeciti. Non solo: il giovane calciatore non è stato neanche sospeso. Per questo il legale della donna è pronto a presentare una denuncia e a chiedere il risarcimento del danno alla giovane promessa della società giallorossa.
Mi chiedo allora: sarebbe forse stata diversa la nostra vita sentimentale senza tutte quelle canzoni di Mogol mandate a memoria? E se le storie d’amore sbagliate, i sacrifici, le attese, i pianti solitari, quell’esporci pericolosamente al “danno”, al carnefice, dipendessero anche dalla cultura della sottomissione che abbiamo assorbito quasi senza accorgercene? Sarà un caso che il self help più famoso della nostra generazione sia stato proprio il campione di sessismo benevolo Gli uomini vengono da Marte, le donne da Venere di John Gray (1992), bestseller con 50 milioni di copie?
Ribaltare il patriarcato conviene. Anche agli uomini
Si stima in quasi 99 miliardi di euro all’anno il costo dei comportamenti virili antisociali sull’economia italiana, pari al 5% del Pil. Inoltre, molti non chiedono aiuto così le depressioni sono sotto diagnosticate e sotto trattate.
La minor presenza delle donne nei ranghi accademici di maggior rilievo è un fenomeno diffuso e persistente, soprattutto in alcuni campi di studio.
Un recente rapporto dell'Agenzia nazionale di valutazione del sistema universitario e della ricerca (Anvur) pubblicato a gennaio 2024 fa il punto sull'equilibrio di genere nel settore accademico italiano – a partire da studenti e studentesse per arrivare alle figure di vertice ci restituisce una situazione che, sebbene in miglioramento, è tuttora caratterizzata, al crescere del ruolo accademico, da un fenomeno di dispersione (leaky pipeline) che riguarda tutti i settori, compresi quelli in cui gli uomini sono sottorappresentati tra gli studenti.
“Ti uccido”, la storia di violenza di Lidija e Gabriela è un podcast
Lidija Miljkovic è una donna che subisce la violenza del marito, Zlatan Vasiljevic, un uomo aggressivo e manipolatore. “Ti uccido” le ripete, e lei ha paura, per sé e per i suoi figli. Ma Lidjia vuole andare avanti, lo denuncia e prova a rifarsi una vita, per sé e per i suoi due figli, insieme a un nuovo compagno. Passano i mesi, l’ex marito viene condannato ma quasi nessuno sembra accorgersi della sua reale pericolosità. Così Lijdia, a due anni dalla prima denuncia, viene uccisa. Lo stesso giorno, l’8 giugno 2022, Vasiljevic uccide un’altra donna con la quale, tornato libero, aveva avuto una relazione: Gabriela Serrano. La storia di Lidija e Gabriela è al centro del nuovo podcast originale di Radio 24 e de Il Sole 24 Ore “Ti Uccido. Lidija e Gabriela: una storia di violenza sulle donne”“. Un podcast che racconta quali sono le estreme conseguenze della violenza sulle donne, i femminicidi. Donne che si trovano all’interno di cortocircuiti giudiziari e di meccanismi che non funzionano, considerando che nel nostro paese ogni anno sono oltre 5000 le vittime di violenza sessuale (oltre 6.000 nel 2023, il 91% è donna), più di 16 al giorno e ogni 72 ore muore una donna.
🎯 Nominare è fare esistere
Solo il 16% delle biografie presenti su Wikipedia riguarda le donne: una percentuale impari e incrementata dal lavoro di Wikidonne. In questo spazio ridiamo spazio: una bio per ogni numero. Storie per riscrivere la storia.
Ersilia Bronzini
A Milano ci sono circa 4.200 strade, divise tra vie, viali, corsi, piazze, piazzali. In tutta questa vastità odonomastica, spiccano, per la loro solitudine, le strade intitolate alle donne, che sono solo 141; scartando però quelle dedicate alla Madonna, alle sante e alle martiri e quelle dedicate a regine e principesse, ne restano 85 su 4.250, il 2 per cento.
Da un anno c'è anche la Passeggiata Ersilia Bronzini, che è stata una delle più grandi femministe italiane: un giardinetto spartitraffico nel bel mezzo del viale dedicato al marito.
Ersilia Bronzini nacque nel 1859 a Oleggio sulle colline novaresi verso il Lago Maggiore, in quella parte del Piemonte che fu per lunghi secoli parte dei domini milanesi dei Visconti. Figlia di un piccolo commerciante, rimase orfana da bambina e dovette abbandonare gli studi quando l’attività del padre fallì. Ersilia Bronzini si formò studiando a casa, come autodidatta, utilizzando i testi scolastici e universitari dei fratelli. Fu poi proprio il fratello Arturo a insegnare a Ersilia e a Virginia l’inglese e il francese.
Nel 1882, a 23 anni, Ersilia Bronzini conobbe un avvocato milanese, Luigi Majno, originario di Gallarate. Majno, allora trentenne, collaborava con alcuni noti penalisti milanesi e con il suo docente all’Università di Pavia, Antonio Buccellati. Si sposarono l’anno successivo. Ebbero tre figli a distanza ravvicinata: Carlotta nel 1884, Edoardo nel 1886 e Mariuccia nel 1888. Luigi Majno, già da alcuni anni, si stava spostando verso i valori del socialismo milanese, illuminato e illuminista, che chiedeva alle persone delle classi agiate e fortunate di impegnarsi socialmente per aiutare i meno abbienti e gli ultimi.
Grazie alle conoscenze del marito, Ersilia Bronzini iniziò a collaborare con la celebre Alessandrina Ravizza, la contessa che da quasi due decenni era l’anima, il corpo e il borsellino di tutte le iniziative volte ad aiutare i poveri e a cercare di creare un movimento per l’emancipazione delle donne e per una loro piena partecipazione alla vita economica, politica, culturale e sociale dell’Italia.
Nel 1879 Alessandrina Ravizza aveva fondato in via Anfiteatro la Cucina per gli Ammalati Poveri; la struttura caritatevole si trovava nel cuore di un quartiere estremamente popolare e sovraffollato. Ravizza, che forniva pasti gratuiti a centinaia e centinaia di milanesi e forestieri ogni giorno, fu soprannominata “la contessa del broed”, del brodo. Il suo successo fu di ispirazione per un gruppo di alto borghesi e nobili meneghini, che si autotassarono per imitarla. Vennero così fondate le Cucine Economiche, modello riproposto poi in mezza Italia.
Quasi dieci anni dopo, Alessandrina Ravizza fondò anche la Guardia ostetrica diurna di via Unione, che forniva supporto medico gratuito a qualunque donna ne avesse bisogno. Ersilia Bronzini andò a collaborare proprio nella struttura di via Unione; non avendo competenze in materia medica o infermieristica, ma possedendo una fitta rete di relazioni sociali grazie al lavoro del marito, le fu chiesto da Ravizza di impegnarsi come “collettore di fondi” organizzando riunioni, salotti, cene tra le più facoltose famiglie milanesi per raccogliere i soldi necessari a sovvenzionare le opere caritatevoli a favore delle donne e dei poveri.
Nella casa di via Verri Ersilia Bronzini organizzò un salotto letterario al quale invitava le donne appartenenti alle famiglie più facoltose della città. Fu in quel periodo che conobbe Anna Kuliscioff, medica specializzata in ginecologia e socialista. In un secondo momento Ersilia Bronzini iniziò a collaborare anche con l’Associazione generale di mutuo soccorso e di istruzione delle operaie, fondata nel 1862 da Laura Mantegazza Solera.
Allo scoppio dei moti del pane del 1898 e alla successiva repressione voluta dai Savoia per mano del generale Bava Beccaris, nelle strade di Milano rimasero oltre cento corpi, decine di migliaia i feriti, circa millecinquecento persone arrestate, tra cui Anna Kuliscioff e Filippo Turati, e condannate ad anni di galera.
Ersilia Bronzini si era resa conto che le leggi del Regno d’Italia permettevano di imporre la censura più drastica e di chiudere le associazioni considerate sovversive, anche soltanto potenzialmente tali, fermando ogni istituzione caritatevole se rivolta al popolo, alle donne o se di matrice socialista.
Decise così di riunire le dozzine e dozzine di associazioni esistenti in Italia, per lo più nelle grandi città del nord, in un’unica struttura, che fungesse da mantello per proteggerle formando una massa critica di affiliati tale da rendere praticamente impossibile la loro chiusura. Nacque così, nel 1899, l’Unione femminile nazionale.
L’anno seguente la coppia Bronzini-Majno raggiunse l’apice del successo “politico” e attivistico; Luigi venne eletto deputato al Parlamento nelle fila dei Socialisti di Turati, mentre Ersilia venne nominata consigliera di amministrazione della Cà Granda-Ospedale Maggiore di Milano, prima donna italiana a entrare in un cda di un’azienda.
Negli anni successivi Ersilia Bronzini collaborò con l’associazione fondata nel 1893 da Moisè Loria, l’Umanitaria, che si proponeva di “mettere i diseredati, senza distinzione, in condizione di rilevarsi da sé medesimi, procurando loro appoggio, lavoro ed istruzione”. Insieme riuscirono a convincere il Comune a fornire i permessi per il primo quartiere di edilizia popolare di Milano, in via Solari 40. Fu poi dirigente della rivista L’Unione Femminile, collaboratrice e ispiratrice della Clinica del lavoro fondata da Luigi Devoto in via della Commenda e, complice il lavoro a contatto con le giovani prostitute dell’Asilo Mariuccia, iniziò a interessarsi alla delinquenza minorile e battersi per l’istituzione del Tribunale dei minori e per il reinserimento nella società dei giovani detenuti.
(La storia completa qui).
🌱 La parola
Aborto & Costituzione
La Francia è diventato il primo Paese al mondo a inserire il diritto all’aborto in Costituzione. Il via libera definitivo al disegno di legge è arrivato con un voto storico dei due rami del Parlamento riuniti in una sessione congiunta al Palazzo di Versailles.
La tutela della libertà delle donne di interrompere volontariamente la gravidanza era stata promessa dal presidente Emmanuel Macron dopo i passi indietro fatti negli Usa con il ribaltamento da parte della Corte Suprema della storica sentenza del 1973, nota come Roe v. Wade.
La ministra francese per l’uguaglianza di genere Aurore Bergé ha espresso la speranza che la misura adottata in Francia ispiri anche altri Paesi dell’Unione europea.
Cosa cambia con l’inserimento dell’aborto in Costituzione? Che tutti gli ostacoli alla “libertà garantita alla donna” - come viene definito l’aborto nella Costituzione francese - possono essere definiti incostituzionali. Anzi, devono essere definiti tali dal legislatore che, di fatto, è vincolato al rispetto del testo costituzionale e alle libertà da esso garantite.
🍸 Coraggio liquido
Il suo nome richiama il suo carattere mediterraneo: Solaro Capri Gin mette insieme mare, luce, e colori. La bottiglia in ceramica, creata da artigiani locali, riprende la forma della Torre dell'Orologio di Capri. È reperibile in tutta Italia e spicca, naturalmente, sui banconi di tutti i migliori bar capresi. Una fettina di limone d'Amalfi o una scorza d'arancia rossa siciliana, unite a una tonica neutra, completano il quadro perfetto dove mi visualizzo bene.
❤️ L’amore è una playlist
E credi solo nelle stelle
💫 Autodiagnosi e cura
Autodiagnosi: sentire più che capire.
Cura: lasciarsi un po’ in pace.
“Voglio le tendine alle finestre. Voglio placare tutto il casino solo con una camomilla. Nient'altro. Voglio i baci dietro al collo e una certa discrezione nel fare l'amore. Io rivoglio i pomeriggi infiniti. Voglio tutta la tenerezza che facevo finta non servisse perché indice di debolezza. Liquidare le questioni con una mano quando sono troppo complicate, senza andarci dentro a piedi uniti” - Hanno tutti ragione, Paolo Sorrentino
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