Non ho mai ragionato davvero sulla me madre (?!?!). Non so se mi ci vedo (arriva un momento in cui “ci si vede”?), non so ancora se i figli li vorrò, se non li vorrò, se li farò. Se li desidererò. Non ho alcuna certezza granitica né sui “sì” né sui “no”. Non ho avuto il tempo di pensarci perché mi sento ancora figlia. E figlia non si smette di esserlo, così come “madre” mi ci sento in altre situazioni che non hanno a che fare con la biologia. Ma con un senso di amore e cura per cui posso accarezzarti la nuca e sapere con esattezza quanti capelli hai. Considero la maternità una potenza, mi affascina l’atto di dare la vita, mi emoziona e mi terrorizza sapere di poterlo fare. Provo enorme curiosità in questo “mostruoso femminile”, oscuro e lucido insieme, capace di dare esistenza a una nuova esistenza. E vorrei che questa libertà di indagare, esplorare, dire sì o dire no, resti tale anche a livello politico.
Non mi sono mai davvero domandata se volessi diventare madre, eppure ho dovuto farlo leggendo la Legge di Bilancio appena approvata, che stabilisce quali misure economiche saranno introdotte nel nuovo anno e a beneficio di chi.
Come scrivono Barbara Leda Kenny e Sabrina Marchetti, “leggendo la finanziaria appena approvata in un'ottica di genere e guardando i dati disponibili, possiamo tracciare il profilo di chi trarrà maggior vantaggio dalla spesa pubblica”:
Non solo semplicemente “le madri”. Ma le madri di almeno due figli, con una buona occupazione, laureate, con tate e colf e che, molto spesso, vivono in una città del centro-nord.
Capiamo perché.
Sgravi fiscali: sono indirizzati al 100% alle donne con un impiego a tempo indeterminato, che hanno tre o più figli (anche se una parte delle agevolazioni inizia dal secondo). Sei una partita iva? Ciaone.
Il dato è grave considerando che in Italia lavorano poche donne e la maternità continua ad essere un reale fattore di rischio di espulsione dal mercato del lavoro. Inoltre, essendo limitata alle lavoratrici con contratto di lavoro a tempo indeterminato, la misura rischia di coprire solo le donne che godono di maggior sicurezza (mentre in moltissimi casi il lavoro femminile - soprattutto legato alla cura - è caratterizzato da una maggiore precarietà).
Bonus nido: può usarlo chi ha più di un figlio per asili pubblici e privati. Sicuramente un aiuto alle famiglie. Ma, occhio, che si abbia più di un figlio: I nidi svolgono importanti funzioni educative e di contrasto alla povertà infantile, per questo dovrebbero avere una copertura universale, soprattutto nelle aree svantaggiate, dove maggiore è la povertà infantile e minori sono anche le opportunità lavorative per le madri. Per la loro essenziale funzione educativa gli asili dovrebbero avere una copertura universale, soprattutto nelle aree svantaggiate. Inoltre, sapere di averne copertura fin dal primo figlio, non potrebbe funzionare da incentivo a chi ha già fatto un figlio, risolvendo l’annoso problema demografico? Se non so dove “mandare a scuola” il mio primo figlio, è difficile che ne faccia un secondo senza pensarci 243843810 volte. Così, per dire.
Facilitazione per l'acquisto della prima casa: prevista per le famiglie con più di due figli e i nuclei con un Indicatore di situazione economica equivalente (Isee) fino a 40.000 euro, o più alto. Come riportano Barbara Leda Kenny e Sabrina Marchetti:
L'Isee medio delle famiglie con bambini è di circa 12.000 euro ed è più basso nelle regioni del Sud. Creando un unico scaglione di aventi diritti, l'intenzione è quella di allargare le forme di sostegno anche ai ceti medi, senza dare priorità a chi è più vulnerabile, come, per esempio, le donne sole con figli a carico. La nuova finanziaria pare quindi privilegiare soprattutto le donne benestanti, escludendo dal discorso le donne e le madri che più avrebbero bisogno di supporto: lavoratrici part-time e a tempo determinato, madri "casalinghe" non per scelta, ma per necessità o per mancanza di alternative o di servizi.
Lavoratrici domestiche: la frase che le esclude è lapidaria. Non vengono rivolte le forme di agevolazione e sostegno riservate invece alle altre madri lavoratrici ("a esclusione dei rapporti di lavoro domestico", art. 180). Il lavoro domestico è un non lavoro e, chi lo svolge, può rinunciare alla propria vita familiare per il benessere della famiglia per cui lavora.
Iva: torna al 10% sui prodotti e servizi considerati fondamentali (leggi tampon tax) e viene tolta quella sulla chirurgia estetica e gli integratori alimentari.
Io non sono una madre ma questa legge di Bilancio mi dice non solo che dovrei esserlo (io - under 30 fuori sede laureata single e senza casa di proprietà - sparisco come soggetto politico) ma anche che madre dovre essere: con più di due figli, un lavoro a tempo indeterminato e la possibilità di studiare e laurearmi (perché le poche che accedono in modo continutivo al mondo del lavoro sono le più istruite). Inoltre, potrei non sapere se chi metto al mondo andrà all’asilo. Ma, hey, guarda le mie tette. Le ho fatte con gli sgravi sull’aliquota (chiarisco che il punto non è essere pro a favore della chirurgia, ma le priorità dei fatti).
Non lamento il supporto alla genitorialità e alla maternità - che reputo essenziale - ma l’unicità del soggetto politico “donna” a cui si guarda: la madre, con specifiche caratteristiche. Non ci disuniamo.
Non esiste il “fronte della madri e delle non madri”. Ma un campo da gioco dove scegliere di giocare insieme facendo squadra, ognuna con le proprie scelte, i propri talenti e le proprie strategie. A tutte la possibilità di prosperare. A modo proprio e a beneficio di tutte.
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Elsa Morante
A giugno 2024 compirà 50 anni la prima pubblicazione de La storia, il romanzo più più amato e allo stesso tempo più criticato di Elsa Morante. Proprio in questi giorni dell’anno, Rai Uno manda in onda le puntate di un nuovo adattamento televisivo con la regia di Francesca Archibugi: una rinnovata occasione per scoprire Elsa Morante e il suo sguardo sulle cose, sulla storia…Sulle donne.
Scrittrice, saggista, poetessa. Ma soprattutto narratrice di emozioni. Elsa Morante è stata la prima donna a essere insignita del Premio Strega nel 1957 con L'isola di Arturo, un romanzo di formazione intriso di neorealismo, atmosfere epiche e simbolismi. Fu un momento storico: prima di lei nessuna mai.
Il 18 agosto del 1912 Elsa Morante nacque nel quartiere popolare di Testaccio da una famiglia umile: sua madre, Irma Poggibonsi, era un'insegnante di religione ebraica, mentre suo padre naturale (che lei, fino ai 14 anni, credeva fosse solo il suo padrino), Francesco Lo Monaco, era un impiegato delle poste siciliano che nel 1943 si toglierà la vita.
A riconoscere Elsa alla nascita fu il marito di mamma Irma, Augusto Morante, sorvegliante in un istituto di correzione giovanile e “ufficialmente” padre anche degli altri tre fratelli più piccoli della scrittrice: Aldo, Marcello e Maria.
La passione per la scrittura per Elsa fu immediata: già da giovanissima iniziò infatti a scrivere filastrocche e favole per bambini, poesiole e racconti brevi.
Nel 1936, grazie al pittore Giuseppe Capogrossi, la Morante conobbe Alberto Moravia, all'epoca già famoso autore de La noia e Gli indifferenti. Con lui - che le fece incontrare intellettuali del calibro di Umberto Saba e di Pier Paolo Pasolini - Elsa vivrà un'intensa e tormentata storia d'amore. Entrambi nati a Roma, quando si incontrarono la prima volta, Moravia - che rispetto a lei proveniva da una famiglia borghese - aveva da poco superato una tubercolosi ossea.
Tra i due la reciproca stima fu immediata. Le lettere reciproche testimonieranno in seguito che alla base del loro legame c'era la condivisione dei drammi vissuti prima di conoscersi. Moravia decise di sposarla, il 14 aprile 1941, perché non voleva più vivere separato da lei. Le chiese la mano senza nessun anello di fidanzamento, solo un mazzolino di mughetti. Insieme, andarono a vivere in uno stabile di via Sgambati, a Roma.
Nell'anno del matrimonio, Elsa Morante per Garzanti pubblicò Il gioco segreto, il suo primo libro, una raccolta di racconti giovanili alla quale seguirà, nel 1942, Le bellissime avventure di Caterì dalla trecciolina, un libro per ragazzi corredato da illustrazioni eseguite dalla stessa scrittrice.
In seguito all'armistizio dell'8 settembre 1943, per sfuggire all'arresto da parte dei nazifascisti, Elsa Morante e Alberto Moravia lasciarono Roma ormai occupata dai tedeschi e con i fascisti che avevano ormai preso di mira lo scrittore. Presero un treno per Napoli ma, a causa di danni alla rete ferroviaria, scesero a Fondi, un paesino in provincia di Latina, a pochi chilometri dal mare, dove si rifugiarono, aiutati dai contadini.
Saranno liberati solo alla fine di maggio 1944, quando rietrarono nella capitale. Da quest'esperienza, Moravia pubblicherà nel 1957 La Ciociara, mentre Elsa Morante ne parlerà proprio nel romanzo La Storia.
Nonostante un miglioramento delle loro condizioni economiche, il matrimonio di Elsa Morante e Alberto Moravia fu tormentato: fu lei stessa a scrivere “Le coppie di letterati sono una peste”. La scrittrice nel 1948, per il tramite di Natalia Ginzburg, concluse e pubblicò (per Einaudi) Menzogna e sortilegio, con cui vinse il premio Viareggio. In questo stesso periodo la scrittrice - sempre più a disagio negli ambienti intellettuali romani ai quali è stata introdotta dal marito - cominciò a tradurre il diario Scrapbook di Katherine Mansfield. Una volta finita la Guerra, la coppia incontrò il traduttore William Weaver: sarà lui ad aiutare Elsa e Alberto a raggiungere il pubblico statunitense. Con lo stesso Menzogna e sortilegio che negli USA uscirà nel 1951 col titolo House of Liars e Weaver si occuperà in seguito anche della traduzione americana de La Storia.
Il successivo romanzo di Elsa Morante fu L'isola di Arturo che uscì in Italia nel 1957 sempre per Einaudi, riscuotendo - oltre al prestigioso Premio Strega - anche un grande successo di pubblico grazie alla vicenda di un giovane sognatore sull’isola di Procida che si innamorerà di una ragazza. Del 1958 fu invece l'uscita, presso Longanesi, di Alibi, una raccolta di 16 poesie. Sempre meno poesia regnava invece nel matrimonio tra Elsa e Alberto: nel 1961 si separarono.
Non divorzieranno mai, ma iniziarono altre storie. Lui con altre due donne di lettere - Dacia Maraini che sarà sua compagna fino al 1976, quando comincia a frequentarsi con la scrittrice Carmen Llera, di 45 anni più giovane - lei con il regista Luchino Visconti (la relazione sarà però burrascosa) e il pittore newyorkese Bill Morrow che di anni meno di lei ne aveva 24. Vissero insieme nello studio ai Parioli che Elsa ebbe in regalo da Moravia. Rientrato negli USA dopo una fallimentare mostra a Roma nella galleria La nuova pesa, Morrow nel 1962 morità tragicamente precipitando dall’Empire State Building. Elsa lo piangerà con la poesia Addio e tenterà di lasciarsi morire, rifiutando il cibo. Moravia cercò di imboccarla, lei non uscì di casa per un anno. Poi ricominciò a scrivere, e quindi a vivere.
Nel corso degli anni 60 la Morante realizzò Lo scialle andaluso - una seconda raccolta di racconti (1963, edita da Einaudi) in cui confluirono alcuni dei racconti già pubblicati nel Gioco segreto, assieme ad altri più recenti. Nel 1965 pubblicò il saggio Pro o contro la bomba atomica, un breve saggio nato da una conferenza che presentò in più occasioni a Torino, Milano e Roma.
Si trattava di un testo in cui la scrittrice espose con coraggio e chiarezza la sua poetica: la poesia mantiene viva la realtà, e sconfigge l'irrealtà. Dopo aver lavorato a un romanzo che però non vide mai la luce (Senza i conforti della religione), nel 1968 uscì Il mondo salvato dai ragazzini, una raccolta che unisce in modo originale forme di poesia tradizionale, canzoni, favolette morali e un atto unico teatrale, intitolato La commedia chimica e ispirato alle sue sperimentazioni con LSD e altri psichedelici.
Nel 1982 Elsa Morante scrisse il suo ultimo romanzo, “Aracoeli”. Prima di ultimarlo, a causa di una caduta si fratturò il femore e fu costretta a lungo a letto. Una volta uscito il libro, scoprì di essere gravemente malata e nel 1983 soltanto la sua governante, Lucia Mansi, riuscì a salvarla dal suo tentativo di suicidio. Ricoverata in clinica, fu sottoposta a una complessa operazione chirurgica che la portò a perdere l’uso delle gambe. Il 25 novembre 1985 Elsa Morante morì d'infarto a 73 anni.
🌱 La parola
Gravidanza surrogata
Dire «maternità surrogata», come fanno le femministe e come fa il Papa, per Murgia è improprio, perché “se con essa ci riferiamo alla dimensione fisica e/o spirituale che unisce al desiderio di procreare la disposizione ad assumersi la responsabilità genitoriale su una vita altrui, è escluso che essa si possa “surrogare”, giacché è un atto di volontà e consapevolezza personale non alienabile”.
Oggi, spiega Murgia, non si può più scambiare l'essere incinte con la maternità, perché negli anni Settanta sono state proprio le femministe a trasformare in scelta individuale qualcosa che prima era solo un destino collettivo forzato. “Si può discutere invece di gravidanza surrogata, purché resti chiaro che si tratta di una cosa profondamente diversa”. Uno può dire: vabbé la solita questione del linguaggio. Invece è un punto essenziale del dibattito, che ci fa fa fare il salto logico fondamentale. Scrive Murgia:
Operare questa distinzione è tutt’altro che ozioso, perché la legge italiana – entro i limiti che conosciamo fin qui – permette già ora a una donna che resta incinta di scindere i due processi e agire per rifiutare un ruolo indesiderato di madre, sia attraverso l’interruzione di gravidanza sia attraverso la rinuncia permanente a curarsi dellə neonatə. Cioè solo distinguendo tra gravidanza e maternità la legge può operare. È così che si regola il diritto all'aborto e alla rinunciare alla patria potestà, all'adottabilità e all'adozione.
Da Vanity Fair, “La gestazione per altri, spiegata da Michela Murgia (e cosa risponderebbe a Papa Francesco)”
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Che bombetta questo commento alla Legge di Bilancio! 💘