Se prima le deputate erano "deputatesse"
"Non fumano e in maggioranza si truccano e vestono con semplicità": come siamo arrivate dove siamo, Marlboro comprese.
Io nella vita m’incazzo. Non sono come il protagonista di Perfect Days che - come scrive Lorenzo Gramatica in questa bella recensione controcorrente - riesce a godere delle piccole cose perché per me, dove c’è reiterazione, c’è abitudine. E l’abitudine è salvifica solo quando cura le radici che poi danno slancio a cose nuove.
Non mi soddisfa solo il primo sorso di caffè. Mi servono due moke. Posso godere del primo raggio di sole. Ma so che esiste il mare.
La zona di comfort mi serve per andare più lontano, per rifugiarmi, per affidarmi, per preparare il terreno e sapere dove tornare. Il mondo fuori e il mondo dentro. Quello che per me è famiglia è ciò che sta dentro - terreno protetto di vulnerabilità, difetti e affetti- e tutto ciò che è fuori è il mondo dove posso dare prova delle duecento me. Dentro la forza non sempre serve. Fuori sì.
E per forza intendo: capacità di ascolto, di gestione, di controllo, di accettazione. Devo al mio “dentro” quello che sono fuori e, non è un caso, che il concetto di “radicalità” richiami alle radici. Essere cambiamento ed equilibrio nel contesto: smantellare piano piano. Guardare oltre. Affidarsi al domani facendo quello che si può fare agendo nel presente, capire quando serve “la verità” in senso assoluto e quando invece è giusta semplicemente l’umanità. Una bussola più affidabile.
Umanità e radicalità è quello a cui ho ripensato nell’ultima settimana facendo due cose: preparare un esame che mi autoconvinco di dare e (ri)ascoltare il discorso di Paola Cortellesi alla Luiss.
Scena 1: tra un reel di Elodie e uno di Jeremy Allen White, rivedo Cortellesi nel suo intervento. Alzo il volume, aprirò dopo Whatsapp:
Con C’è ancora domani ho voluto raccontare le imprese straordinarie delle donne qualunque che hanno costruito ignare il nostro Paese. Delia è le nostre nonne e bisnonne. Chissà se loro hanno mai intravisto un domani. Per Delia un domani c’è: è un lunedì ed è l’ultimo giorno utile per cominciare a costruire una vita migliore. La nostra Delia si salva, e non grazie al coraggio del cacciatore, né tantomeno fuggendo su un cavallo insieme al principe. Si salva esercitando un suo diritto, suo e di milioni di altre donne. Si salva con la consapevolezza e un ritrovato rispetto di se stessa.
Scena 2: evidenzio con tre colori diversi lo stesso libro che sto leggendo a notte fonda e che dovrò memorizzare per osmosi. Odio e poi amo. Leggo:
“Mentre la partecipazione femminile al voto fu massiccia, non furono molte le donne candidate. Il risultato fu ugualmente di rilievo: su un totale di 556 deputati, 21 donne furono elette all’Assemblea Costitutente”.
Seguono articoli di giornale dell’epoca - che potete recuperare qui o direttamente nella biblioteca del Senato (bellissimo leggerli!) - e che descrivevano queste “strane creature”: le deputatesse. La Domenica del Corriere (4 agosto 1946) riporta:
Le impressioni del primo incontro con le deputatesse si possono così riassumere: non fumano, in genere, ed in maggioranza non si truccano o vestono in semplicità. La più giovane delle deputatesse ha molti riccioli bruni e due begli occhi vivi e ha 25 anni.
Le Costituenti parteciparono in modo diverso alle attività dell’Assemblea. Ma una cosa fu chiara: sull’inserimento dei principi di parità, a prescindere dall’orientamento politico, fecero letteralmente fronte comune. Un fronte che non era espressione diretta dei partiti, ma di un comune senso di responsabilità nei confronti di tutte le cittadine. Cittadine come la Delia di Paola Cortellesi.
Le elette non agivano da sole ma in virtù di una sintonia con la società femminile rispetto alla quale avevano un mandato da realizzare. Allo stesso tempo, però, le Costituenti erano convinte che l’obiettivo della parità non fosse solo “cosa di donne”, ma interesse di tutti e anzi imprescindibile presupposto di una compiuta democrazia.
Soprattutto grazie al lavoro delle Costituenti oggi il principio di eguaglianza fra donne e uomini - nella sua duplice ottica formale e sostanziale - è oggi chiaramente sancito in Costituzione: ad Angela Merlin si deve l’introduzione al primo comma dell’art 3 dell’inciso “senza distinzioni di sesso”. Ed è merito di Teresa Mattei l’aggiunta dell’espressione “di fatto” che impone alla Repubblica di rimuovere concretamente gli ostacoli che limitano la piena eguaglianza.
La battaglia delle “deputatassse” si giocava prima di tutto sulle parole che hanno un peso specifico. Delimitano mondi, li ampliano. Sceglierci le parole è decidere come stare al mondo. Con radicalità e umanità. Il compresso può aspettare.
Nella crisi, irrompere.
📰 Rassegnami
Salari bassi, precarietà, depressione: un'indagine sulla salute mentale nel settore dell'informazione racconta l'inferno delle giornaliste, tra pressioni professionali e violenze di genere. Qualcosa però può cambiare, grazie a nuovi modi di fare rete.
L’appello degli uomini agli uomini: “Basta violenza di genere”
Sono centinaia. E sono tutti uomini. Sono scesi in strada a Trento, a pochi chilometri da dove lo scorso 11 gennaio un’altra donna ha trovato la morte per mano di un uomo: Ester Palmieri, uccisa dal compagno Igor Moser, poi suicida. Una tragedia che ha lasciato orfani tre bambini.
È stato Marco Buiatti, un privato cittadino, tecnico di laboratorio del CiMeC dell’Università di Trento, a chiamare all’appello gli uomini affinché prendano posizione contro la violenza di genere. Un invito partito online (qui il testo del documento), tradottosi poi in movimento di piazza.
Dopo il femminicidio di Giulia Cecchettin, più di ottanta scrittrici e giornaliste italiane hanno lanciato una campagna per tenere alta l’attenzione sulla violenza di genere. Dal 3 gennaio al 3 marzo appariranno sui giornali italiani articoli e racconti per definire la violenza e nominarla. Ognuna userà la sua voce e la sua esperienza personale per descrivere un fenomeno complesso e multiforme, perlopiù tollerato dalla società. Qui il racconto della sociologa Francesca Coin.
Un toolkit su come affrontare la diffusione non consensuale di immagini intime
Al suo interno informazioni utili per comprendere meglio cos’è la DNCII, a quali strumenti ricorrere per salvaguardarsi e alcuni consigli sull’autotutela digitale. Le informazioni possono essere utili per vari motivi: nel caso in cui una propria immagine sia stata diffusa senza consenso, per sostenere e supportare una persona vicina a cui è capitata la stessa esperienza o per sapere come inviare le proprie immagini intime in modo più sicuro.
🎯 Nominare è fare esistere
Solo il 16% delle biografie presenti su Wikipedia riguarda le donne: una percentuale impari e incrementata dal lavoro di Wikidonne. In questo spazio ridiamo spazio: una bio per ogni numero. Storie per riscrivere la storia.
Mar Galcerán
“Con la perseveranza è possibile raggiungere i propri obiettivi”
Così ha iniziato il suo mandato Mar Galcerán, la prima deputata con la sindrome di Down, eletta in Spagna. La 46enne, candidata per il Partido Popular alle elezioni amministrative del 28 maggio, ha un passato molto lungo di attivismo in difesa e tutela della disabilità.
La sua impresa è in preparazione da decenni. Assistente tecnico domiciliare e assistente tecnico della scuola materna, ha lavorato nel servizio pubblico per oltre 26 anni, nel Dipartimento della Presidenza della Generalitat Valenciana, nel Dipartimento della Previdenza Sociale, nel Dipartimento di Uguaglianza e Politiche Inclusive e successivamente presso il Ministero della Sanità e della Sanità Pubblica. Fino a diventare, negli ultimi anni, la prima presidente alla guida di Asindown, un’organizzazione valenciana dedicata ad aiutare le famiglie con bambini affetti da sindrome di Down.
Lavorare il doppio per dover dimostrare di essere in grado, è ciò che spesso, chi è vittima di un’etichetta, si trova costretto a fare. “Voglio che le persone mi vedano come persona, non solo per la mia disabilità” ha affermato Mar Galcerán. La strada si è aperta.
🌱 La parola
Vittimizzazione terziaria
Si verifica, nei casi di narrazione dei femminicidi, quando l’autore rimane ignoto oppure viene assolto.
Nella cronaca del processo sul caso Giulia Tramontano è quello che sta accadendo: riportare in prima posizione il virgolettato di Impagnatiello, recanti le sue scuse, oltre che a mettere in evidenza il suo pianto, stimola una fuorviante empatia nei confronti del femminicida e accarezza una precisa narrazione giornalistica che tende a far scomparire le donne nel racconto del fatto (oscurandone il punto di vista) e assumendo invece il punto di vista dell'accusato.
L'evidenza sul "pentimento", invece che sull'accusa, rischia di attenuare le responsabilità dell'accusato nella narrazione e degenerare in quella che viene definita "vittimizzazione terziaria" ad opera dei media che tendono a non specificare il colpevole o sminuirne l’atteggiamento, la volontà, il carattere (es: “era tanto una brava persona”, “un gigante buono”, “un uomo mite, tutto casa e lavoro…”).
🍸 Coraggio liquido
Peter in Florence è un london dry gin della piccolissima distilleria fiorentina Peter in Florence, nasce come omaggio alla città visto l’impiego del fiore simbolo di Firenze, l’iris. Un gin fresco e innovativo grazie all’utilizzo di varie botaniche, tra le quali la scorza di bergamotto fresca, quella di limone essiccata e le bacche di rosa. Insomma, i toscani avranno pure rovinato questo paese, ma probabilmente ci svoltano la serata.
❤️ L’amore è una playlist
Alla voce “Dark feminine energy”:
💫 Autodiagnosi e cura
Autodiagnosi: “cerchi la pace ma non sai esporre un armistizio”.
Cura: tantissimo verde, dieci gradi in più, felpe e prati *noninPrati*.
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