Sei attiva o passiva?
Se le donne saranno più attive o passive alle urne europee ce lo diranno i risultati. Intanto, "come gli uomini", non è il modo giusto per parlare di parità di genere: avvisate Renzi.
Dov’è la tessera elettorale? Perché non ho lavato la moka ieri sera? Dove si fa la manicure Lilli Gruber? Queste e altre domande squarciano il cielo della mattina elettorale: oggi pomeriggio, come altri 23.734 studenti, voterò fuori sede per queste elezioni europee. Il mio diamante di stagione non è un diamante che si trova in lista: ma, ancora una volta, la politica “dal basso” che muove le istanze che ci riguardano.
Le scelte di libertà diventano concretamente possibili quando si è nelle condizioni di libertà: se parliamo di donne, dunque, sono ancora troppo poche quelle per cui la libertà è una condizione. Poche possono permettersela.
In primis, la libertà rispetto al proprio corpo. Per questo, insieme ai programmi politici, è importante conoscere le iniziative che in Europa e rispetto all’Europa si muovono. E non necessariamente stanno tra i banchi istituzionali.
“My Voice, My Choice”, ad esempio, è uno di quei progetti che punta alla libertà come condizione, prima che come scelta.
Facile dire “aborto libero” se non sono messa nelle condizioni di abortire liberamente.
Esattamente quello su cui gioca la premier Meloni: aborto formalmente libero, sostanzialmente ostacolato in tutti i modi. Per questo la libertà è prima di tutto una condizione. Lo sa bene il movimento europeo, lanciato in Slovenia lo scorso 5 marzo, il giorno dopo che i legislatori francesi hanno votato a stragrande maggioranza a favore dell’inclusione dell’accesso all’aborto nella Costituzione. A farne parte sono attivist* provenienti da diversi paesi europei – tra cui Spagna, Finlandia, Polonia, Francia, Croazia e Irlanda – e diverse organizzazioni europee (come l’associazione delle donne finlandesi Unioni, l’Ogólnopolski Strajk Kobiet dalla Polonia, il collettivo francese Ma Voix Mon Choix). La proposta è comune: riunitesi nel movimento, le associazioni chiedono alla Commissione europea di garantire un sostegno finanziario agli Stati membri che forniranno aborti e cure riproduttive a residenti di altri Stati membri in cui l’aborto è ancora ostacolato.
Al momento la proposta è stata presentata attraverso lo strumento dell’European Citizens’ Initiative e il prossimo obiettivo è raccogliere un milione di firme per far sì che venga formalizzata e fare in modo che la Commissione sia vincolata a intraprendere azioni concrete
“La mancanza di accesso all’aborto in molte parti d’Europa non solo mette le donne a rischio di danni fisici, ma pone anche un eccessivo stress economico e mentale sulle donne e sulle famiglie, spesso ai margini della società che meno se lo può permettere– specifica il movimento – Per cambiare questa situazione abbiamo presentato un’iniziativa dei cittadini europei che chiede alla Commissione europea di garantire, in uno spirito di solidarietà, un sostegno finanziario agli Stati membri che siano in grado di effettuare un’interruzione sicura delle gravidanze per chiunque in Europa non abbia ancora accesso ai servizi sanitari. aborto sicuro e legale”. Una richiesta precisa che testerà l’impegno politico dell’Unione europea sul tema.
A riguardo, le previsioni non sono ottimali: un aumento della rappresentanza dei partiti di estrema destra nel Parlamento europeo potrebbe diventare realtà.
Secondo un sondaggio esclusivo condotto da Ipsos per Euronews, i partiti della destra radicale ed euroscettica potrebbero ottenere 30 seggi in più al Parlamento europeo, in testa ai sondaggi in Francia, Belgio, Paesi Bassi e Austria.
Anche la rappresentanza dell'estrema destra a livello nazionale è aumentata. In Portogallo, il partito Chega è passato da 12 a 50 deputati alle elezioni legislative del 10 marzo 2024. Questa tendenza politica potrebbe comportare un cambiamento nei diritti delle donne, allontanando l'Unione europea da un'agenda femminista.
Lo studio di Oxfam "Un'Europa femminista?" afferma che "i crescenti passi indietro nell'uguaglianza di genere in Europa possono essere messi in relazione con il crescente successo elettorale e la rappresentanza di gruppi populisti di estrema destra in Paesi come la Svezia, l'Italia e i Paesi Bassi".
Cecilia Francisco Carcelén, una delle tre autrici dello studio, spiega: "Lo smantellamento dei diritti delle donne è al centro di ciò che i movimenti di estrema destra sostengono". Secondo Eleonora del Vecchio, altra coautrice del rapporto, "le donne che si sentono minacciate dall'estrema destra possono impegnarsi di più in politica", ma solo se credono ancora nelle istituzioni e nella democrazia.
L'aumento dei voti dell'estrema destra costringerà le donne a essere più attive politicamente alle elezioni europee del 2024?
"Le donne che si sentono minacciate dall'estrema destra possono impegnarsi di più in politica - aggiunge Eleonora del Vecchio - ma solo se credono ancora nelle istituzioni e nella democrazia”.
Per molto tempo, la percentuale di donne che si astenevano dal voto rispetto agli uomini è stata molto diversa. Sebbene il divario nella partecipazione al voto si sia ridotto, soprattutto dopo le elezioni europee del 2014, con il 45% degli uomini che ha dichiarato di voler votare contro il 41 per cento delle donne, la Fondazione Robert Schuman conclude che "le donne si sentono ancora meno coinvolte nella politica europea rispetto agli uomini".
Perché accade? Molte donne si sentano scollegate dai politici (uomini), soprattutto quando questi non comprendono i loro problemi. E non li comprendono perché la tendenza prevalente è ancora quella di considerare la parità di genere esclusivamente come "women's issue" (una questione che riguarda esclusivamente le donne), in termini di parità e mai di differenza, con conseguente marginalizzazione del ruolo degli uomini.
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In pratica, le questioni relative al genere sono di responsabilità delle parlamentari donne, e in particolare della Commissione sui diritti delle donne e l'uguaglianza di genere (FEMM) che, facendo un paragone con altre commissioni, incontra tuttora resistenze in termini di influenza politica e di impatto.
Basti pensare alle forme di segregazione di genere nelle commissioni parlamentari, per cui, mentre nella commissione FEMM gli uomini sono solo 8,6%, nella Commissione affari costituzionali sono l'85,7%.
Le donne sono poco rappresentate all'interno delle commissioni con un impatto legislativo più significativo. Per questo, un approccio solo quantitativo - focalizzato esclusivamente sul numero di candidate ed elette - rimane assolutamente insufficiente, in quanto in sé non cambia i rapporti di potere tra i generi, e quindi nemmeno le posizioni guida nel processo decisionale.
“Come gli uomini” afferma Renzi in un’intervista video a Factanza parlando di parità di genere.
Il punto è proprio questo: il metro di paragone non può rimanere il maschile. Si tratta di un presunto neutro che neutro non è. Parità non significa essere uguali. Ma riconoscere le differenze e dare loro strumenti adeguati - e quindi diversi - per prosperare. Il metro di paragone delle donne, compreso il loro modo di stare al mondo ed “esercitare” potere e leadership, non possono essere gli uomini.
Ce la facciamo a capirlo? Perché se a scrivere posso cavarmela, con i disegnini non sono brava.
Sono stanca, e probabilmente siamo, di immaginarci dentro paradigmi che non abbiamo inventato noi. Di confondere leadership “femminili” con leadership femministe (che cos’è, poi, la cosiddetta “leadership femminile?"). Di avere ai vertici donne che certamente rappresentano un cambio di asse ma che probabilmente sono lontane da me.
Votare, per questo, è prima di tutto uno sforzo di immaginazione. Quanto soffre il patriarcato quando ci immaginiamo al di fuori.
Buon voto!
*Save the date (se te va): 9 giugno, dalle 20 alle 2, sarò in diretta radio da Bruxelles per seguire la notte elettorale dal Parlamento europeo con Europhonica e RadiocomTv. Qui per seguirci.
📰 Rassegnami
Serve uno sguardo femminista sull'Europa. Per un futuro più equo in termini di diritti e libertà di scelta dopo le elezioni per il rinnovo del parlamento europeo, è nato il progetto Fierce, di cui fanno parte organizzazioni di otto paesi, fra cui l'Italia.
Lituania: l'unica lista composta da sole donne in tutta l'Unione europea
La Lituania sarà l'unico Paese in Europa ad avere una lista di candidati al Parlamento europeo composta da sole donne. Lanciata dal partito dei Verdi, mira a richiamare l'attenzione sulla rappresentanza delle donne in politica e ad affrontare altre questioni legate al genere, come il divario retributivo.
Diritto all’aborto, perché dopo 46 anni è il momento di rivedere la legge 194
I passaggi più ambigui della legge 194 sono frutto di un necessario compromesso e di un altro tempo. Per approvare la legge, di cui si discuteva da più di cinque anni, fu infatti necessario accettare la struttura proposta dalle forze cattoliche che prevedeva una legge che tutelasse in primis la maternità, non il diritto di aborto, e a cui si può ricorre solo in determinate condizioni e sempre con l’approvazione di un medico. In queste crepe, oggi, continuano a innestarsi ostacoli ingombranti all’autodeterminazione delle donne. Ne ho scritto per The Wom.
Stupro, l’occasione sprecata della direttiva europea
Lato positivo: l’Unione europea, con la recente direttiva sulla lotta alla violenza contro le donne, ha riconosciuto l’importanza di educare al consenso all’atto sessuale e di formare i professionisti che hanno a che fare con le vittime, per evitare i rischi di una ‘doppia violenza’ sulle donne. Lato negativo: si poteva fare di meglio e di più, visto che manca la definizione netta del reato di stupro come atto sessuale senza consenso e lo stupro senza consenso non rientra nei reati europei. Motivo per cui, secondo esperte come la senatrice Valeria Valente o l’avvocata Elena Biaggioni di D.i.Re, si tratta di un’occasione mancata.
Il calendario dei Pride in Italia nel 2024
Sono più di 30 le manifestazioni dell'orgoglio lgbt+ in tutta Italia. E in tre città arriva per la prima volta: Terni, Modena e Isernia.
🎯 Nominare è fare esistere
Solo il 16% delle biografie presenti su Wikipedia riguarda le donne: una percentuale impari e incrementata dal lavoro di Wikidonne. In questo spazio ridiamo spazio: una bio per ogni numero. Storie per riscrivere la storia.
Claudia Sheinbaum
La prima presidente donna della storia del Messico si chiama Claudia Sheinbaum ed è un’ingegnera ambientalista. La sua coalizione di centrosinistra, Sigamos Haciendo Historia (‘Continuiamo a fare la storia’), ha ricevuto quasi il 60% dei voti: più del doppio di quelli dell’alleanza di centrodestra Fuerza y Corazón por México (‘Forza e cuore per il Messico’). Sheinbaum si insidierà il 1 ottobre e resterà in carica per sei anni.
"Non vi deluderò", ha detto agli elettori durante il suo discorso di vittoria.
"Per la prima volta in 200 anni di Repubblica, ci sarà una presidente donna e sarà trasformatrice. Grazie a tutti i messicani. Oggi abbiamo dimostrato con il nostro voto che siamo un popolo democratico", ha poi aggiunto in un messaggio sui social.
Claudia Sheinbaum ha dedicato la sua vittoria alle donne, come ha sottolineato nel suo primo discorso:
"Come ho già detto in altre occasioni, non arrivo da sola. Siamo arrivate tutte, con le nostre eroine che ci hanno regalato la nostra patria, con le nostre antenate, le nostre madri, le nostre figlie e le nostre nipoti".
"Il nostro governo sarà onesto, senza influenze, senza corruzione né impunità", ha affermato Sheinbaum, spiegando che il suo esecutivo rispetterà "la diversità politica, sociale, culturale e religiosa, la diversità di genere e sessuale" e che combatterà "ogni forma di discriminazione".
La nuova presidente ha studiato fisica e si è laureata con una tesi sull'uso delle cucine a legna nelle comunità rurali. Ha poi conseguito un master in ingegneria energetica e un dottorato nella stessa materia presso l'Università nazionale autonoma del Messico (Unam). Tra il 1991 e il 1994 ha svolto parte del dottorato presso il Lawrence Berkeley National Laboratory in California, dove ha condotto ricerche sul consumo energetico in Messico e in altri paesi industrializzati.
Nipote di nonni ebrei emigrati in Messico e figlia di accademici, Sheinbaum ha iniziato a fare politica durante il periodo dell'Unam, quando faceva parte di un collettivo di studenti che ha protestato contro il progetto dell'università di far imporre tasse universitarie.
Insieme ad accademici e politici, alcuni studenti di quel movimento avrebbero formato un partito politico di sinistra che nel 2000 portò López Obrador a diventare sindaco di Città del Messico e, una volta in carica, a nominare Sheinbaum segretaria per l'ambiente. Era la prima volta che l'allora 38enne accettava un incarico come funzionario pubblico.
L'inclinazione per la politica di Sheinbaum ha radici familiari, in quanto i suoi genitori hanno partecipato attivamente al movimento del 1968, come si può leggere nel libro “Claudia Sheinbaum: presidenta”, scritto dal giornalista Arturo Cano. "A casa mia si parlava di politica a colazione, pranzo e cena", racconta la nuova presidente.
Il lavoro da fare è tanto e in salita: la sindaca di una cittadina dello stato di Michoacán, nell’ovest del Messico, è stata assassinata il 3 giugno, appena ventiquattr’ore dopo la vittoria elettorale di Claudia Sheinbaum.
🌱 La parola
Backlash
Il processo di arretramento contro progressi e diritti delle donne.
In realtà è già in atto, grazie alla crescita e alla forza acquisita – non solo in Europa – dai movimenti antifemministi e anti-gender, rispetto a cui il Parlamento europeo ha lanciato l'allarme già nel 2023 (con la Risoluzione 2021/2039 INI).
Il rapporto di Gender Five Plus sottolinea l'esistenza di una relazione tra movimenti maschilisti e antifemministi e gruppi politici di estrema destra, uniti nel riferimento alla pericolosità della "gender ideology" (ideologia gender), espressione con cui si intende un ipotetico minaccioso riferimento a valori "contro-natura" rispetto ai ruoli di genere tradizionali, alla sessualità, alla famiglia.
Come scrive qui Mariagrazia Rossilli, esperta di studi di genere relativi alle politiche dell’Unione Europea, “poiché la vaga e generica nozione di gender ideology e l'accusa rivolta all'Unione europea di non proteggere le donne da questa minaccia sembrano in grado di cementare ansie e paure di attori politici differenti, il rischio che dalle prossime elezioni emerga un blocco più forte di opposizione all'uguaglianza di genere e un Parlamento con una maggior presenza di forze politiche sessiste, ostili sia ai diritti delle donne che ai diritti delle persone Lgbtqia+, appare molto alto”.
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siamo sinceri solo:
💫 Autodiagnosi e cura
Autodiagnosi: quando abbiamo smesso di essere felici nei posti dove siamo stati felici?
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