Abbi fede
Ce lo dice il nuovo Papa ma anche Co-star. Sognando una papessa femminista, oltre che pregare le madri proviamo ad aiutarle.
In tempi incerti i riti sono tutto. Quando non si capisce niente è un aperitivo al sole con le amiche che chiarisce tutto. Mi perdoni il Conclave intero se il primo paragone che mi viene in mente con la piazza S. Pietro che accoglie il nuovo papa - Robert Francis Prevost, papa Leone XIV - è questo. La fede, la spiritualità dev’essere qualcosa che ha a che fare con il profondo bisogno di avere un riferimento. Un conforto, quello di sapere che un riferimento esiste, che non è necessariamente bonario. Ma anzi pone contraddizioni, dubbi, perplessità. Muovendosi, però, in un perimetro preciso: perdonare per imparare a perdonarsi. E tutte quelle gambe che si muovevano veloci lungo via della Conciliazione a me sembrava chiedessero questo: una disperata eppure fiduciosa ricerca di senso, una carezza, una pace per cui si lotta tutti giorni e per cui non si dovrebbe usare il verbo lottare. E invece lottiamo tutte.


La prima preghiera è stata per la Madonna di Pompei, una madre. E le madri sono quelle che lottano più di tutte, un giorno solo per festeggiarle non basta. Solo il 62,3% tra le madri lavora. Le madri single rappresentano addirittura soltanto il 9,4% delle donne occupate (dati rapporto Save the Children “Le Equilibriste, la maternità in Italia").
Sono sole, senza una rete di protezione, in bilico nel vuoto, senza politiche adeguate: le madri in Italia sono equilibriste. E se il Papa è nella radice “paterna” della Chiesa che affonda le sue radici, chissà cosa avrebbe detto una Papessa alle madri. Alle donne.
“Come può un’istituzione così radicata nel tempo e nello spazio, quale è la Chiesa cattolica, come può una voce così autorevole e influente per milioni di persone, quale è quella del papa, prescindere dalla visione femminile del mondo, della fede, della dottrina?” scrive la scrittrice Viola Ardone su La Stampa.
Me lo chiedo anche io. Che cosa sarebbe stato se invece di ragionare sul minimo in cui sperare avessimo potuto interrogarci su cosa una papessa femminista avrebbe pensato di diritto all’aborto, autodeterminazione dei corpi, matrimoni egualitari, famiglie, sessualità, desiderio.



“Un’elezione di soli uomini è il segno del sessismo strutturale della Chiesa” ha detto Teresa Forcades, teologa femminista, medica e monaca benedettina che per due anni ha lasciato la clausura per impegnarsi in politica lottando in favore dell’indipendenza della Catalogna. Forcades parla di una “teologia queer”. Cosa significa? Lo racconta al Manifesto:
È una riflessione teologica che è arrivata prima della cosiddetta Teoria queer, sviluppatasi a partire dal 1990 come teoria critica sul sesso e sul genere. Cerca di indagare e di esplorare la sessualità umana e le identità di genere e il loro rapporto con Dio.
Quando Dio ci guarda, non vede delle differenze di nazionalità o di orientamento sessuale, ma vede un pezzo unico. Questo è quello che mi interessa da un punto di vista teologico.
Dio vede in noi un pezzo unico della persona cioè un’immagine di Dio che può nello spazio e nel tempo far uscire qualcosa di unico. In questo senso io uso il termine teologia queer.
Un tema indagato anche da Michela Murgia che, nel pamphlet “God Save the Queer – Catechismo femminista”, scriveva:
Vorrei capire, da femminista, se la fede cristiana sia davvero in contraddizione con il nostro desiderio di un mondo inclusivo e non patriarcale, o se invece non si possa mostrare addirittura un’alleata.
Da cristiana confido nel fatto che anche la fede abbia bisogno della prospettiva femminista e queer, perché la rivelazione non sarà compiuta fino a quando a ogni singola persona non sarà offerta la possibilità di sentirsi addosso lo sguardo generativo di Dio mentre dichiara che quello che vede è cosa buona.
Immaginare il papato di una donna – una papessa femminista - significa disegnare un mondo nuovo in cui la Chiesa si fa riferimento concreto, nello spirito e nel corpo. Istituzionale, ma nel suo farsi comunità. Gerarchica, ma in senso orizzontale. Accogliente, in tutte le contraddizioni.
Nei territori più piccoli, in particolare, la Chiesa è ancora un riferimento. Lo è la parrocchia che frequenti da bambina, un po’ perché è uno dei pochi luoghi disponibili. Lo è l’oratorio dove impari a giocare a pallavolo. Pochi giorni prima dall’inizio del Conclave, a pochi metri dal mare, don Andrea Canocchia - parroco di Torvaianica - mi raccontava come la sua parrocchia si sia fatta comunità: accogliendo ogni persona in difficoltà. Centinaia di donne trans comprese, abbandonate e senza lavoro durante la pandemia. Sui gradini della Chiesa, chiacchierano con i fedeli alla fine della messa: si invitano a pranzo, si danno appuntamenti. Qui dire woke fa solo ridere. Woke che? Il pranzo della domenica si fa allo stesso tavolo. Chiunque tu sia.
📰 Rassegnami
Festa della mamma, ma le madri in Italia sono equilibriste e lasciate sole
Solitudini strutturali, disparità territoriali, penalizzazioni e discriminazioni che si amplificano con la maternità: da ormai dieci anni il prezioso rapporto “Le equilibriste” ci obbliga a riflettere sulle difficoltà che le madri incontrano nel cercare, mantenere e far crescere il loro lavoro, ricordandoci che combinare maternità e lavoro costituisce ancora una sfida. I grandi temi che ostacolano il lavoro delle madri sono ancora tutti sul tavolo e la child penalty incombe sulla vita delle donne.
Perché non avremo una papessa (ma ne avremmo bisogno)
La parità di genere è nelle agende politiche internazionali (a volte come obiettivo concreto, altre come mero pinkwashing), lo sguardo comune comincia a vedere le distorsioni di panel tutti al maschile (manels), le principali istituzioni italiane ed europee sono guidate da donne. Eppure, la Chiesa resta blindata. Le donne, con il loro lavoro (di cura e non solo), mandano avanti istituzioni ecclesiastiche, parrocchie, oratori, realtà associative cattoliche che definiscono l’ossatura della Chiesa nel mondo. Ma, quando si parla di potere, restano ai margini.
Un femminismo che non riesce a nominare Gaza non è femminismo
A Gaza, le donne non chiedono posti nei consigli di amministrazione o missioni su Marte. Chiedono pane, acqua, sapone, un’assorbente. Che i loro figli si sveglino la mattina. Se il nostro femminismo non riesce a dare spazio a questa realtà, se non si ferma ad ascoltare le voci che si levano dalle macerie, allora cosa stiamo costruendo, e a chi è davvero destinato?
Con Vermiglio, Maura Delpero è diventata la prima donna a vincere il David di Donatello per la Miglior regia
Le altre protagoniste della serata sono state tutte donne (non se la prendano Elio Germano, Miglior attore protagonista, e Francesco Di Leva, Miglior attore non protagonista). Innanzitutto, Valeria Golino con la sua Arte della gioia: lei ha vinto il David per la Miglior sceneggiatura originale, Tecla Insolia quello per la Miglior attrice protagonista, Valeria Bruni Tedeschi il premio per la Miglior Attrice non protagonista (e ci ha regalato il solito, indecifrabile, spassoso discorso d’accettazione). E poi Margherita Vicario, che con Gloria! ha vinto il premio per il Miglior esordio alla regia, quello per la Migliore canzone e Miglior compositore.
In Italia le donne sono ancora penalizzate rispetto agli uomini nell'accesso al credito, soprattutto al Sud. Una disparità che si ripercuote anche sulle imprenditrici, limitandone le capacità di investimento. Serve un'educazione finanziaria per scardinare pregiudizi e stereotipi di genere ancora così presenti nel mondo della finanza.
🎯 Nominare è fare esistere
Solo il 16% delle biografie presenti su Wikipedia riguarda le donne: una percentuale impari e incrementata dal lavoro di Wikidonne. In questo spazio ridiamo spazio: una bio per ogni numero. Storie per riscrivere la storia.
Teresa Forcades
Monaca benedettina di origine catalana, medico, teologa femminista e attivista politica, si è specializzata in Medicina Interna a Buffalo (Stato di New York), ottenendo poi un Master of Divinity a Harvard. Ha conseguito un dottorato in Salute pubblica e un dottorato in Teologia Fondamentale a Barcellona; successivamente, un post-dottorato presso la Humboldt-Universität di Berlino, dove ha poi insegnato Teologia della Trinità e Teologia queer. Nel 2012 ha fondato il movimento politico Procés Constituent per l’indipendenza della Catalogna.
La sua popolarità si è imposta all’attenzione internazionale per la sua ferma critica alle industrie farmaceutiche e le sue coraggiose posizioni sia all’interno della Chiesa sia nel dibattito politico contemporaneo.
Nel libro “Siamo tutti diversi! Per una teologia queer” Teresa Forcades si racconta e, mentre la sua biografia si dipana, emergono in modo dirompente i temi della sua riflessione: dall’originale interpretazione teologica del concetto queer e della radicale differenza di ciascun essere umano al pensiero femminista, dalla mercificazione del corpo all’omosessualità.
Uno sguardo acuto sul percorso che ogni essere umano compie per diventare adulto e trovare la propria unica e irriducibile identità. E poi ancora: unioni civili, utero in affitto, medicalizzazione della società, fede e Vangeli, cattolicesimo e ruolo della donna nella Chiesa, amore e libertà, clericalismo e patriarcato, religione, psicanalisi e lotta politica. In filigrana, attraverso il flusso di una vita d’eccezione, una domanda spiazzante: cosa significa essere una teologa femminista nel XXI secolo?
🌱 La parola
Sinodalità
Anche se letteralmente la parola “sinodo” vuol dire “fare strada insieme”, il termine fin dai primi secoli del cristianesimo ha indicato l’assemblea che si riunisce per discutere, condividere e prendere decisioni. Sinodalità indica quindi la creazione di spazi in cui sia possibile ascoltare chiunque abbia qualcosa da dire.
Sinodo significa scegliere insieme. Il Sinodo intende attivare dei processi di cambiamento frutto di ascolto e di discernimento.
🍸 Coraggio liquido
Celebrando Roma. Seven Hills è il gin tipicamente italiano ispirato ai 7 colli di Roma con 7 profumate botaniche. VII Seven Hills utilizza sette componenti vegetali provenienti dalle campagne romane: ginepro, carciofo, sedano, rosa canina, camomilla, arancia rossa e melograno. Habemus tutto.
❤️ L’amore è una playlist
💫 Autodiagnosi e cura
Autodiagnosi: ciò che resta è quello da contare.
Cura: decisamente due ruote e pedalare.
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