Amiche
Ti scopre, ti potenzia, ti guarda e ti costruisce: l'amicizia tra donne questo fa. Appunti sparsi per nuove relazioni di cura dove, per una volta, i maschi non c'entrano.
Le ragazze, le ragazze. Mi interessa sempre e solo delle ragazze. In un’acqua blu azzurra verde, con Palmarola alle spalle, ho intercettato il tuo sguardo e ho capito che sì, volevi una foto. Insieme a te, le tue amiche che - timidamente ma a ruota - hanno fatto lo stesso: “dimmi come mi devo mettere", “e il costume come sta?”, “mi si vede la pancia?”, “ridi e guarda verso di me”. Io vent’anni come a trenta: riconoscere la leggerezza che si può avere solo nella prospettiva di una vacanza con le amiche, nei tavoli delle cene, nello struccarsi insieme, nel vedersi abbronzate dopo una giornata di mare e dirsi semplicemente “amò, sei bona”. Oppure “amò, mi presti un top?”.


L’amore è vocali da quindici minuti, videochiamate a orari improbabili e radici forti fortissime che ti fanno pensare in ogni momento: non sono sola.
Capite bene che, davanti a tutto questo, l’idea patriarcale per cui “le donne sono nemiche delle donne”, mi fa ridere e sbraitare: le donne non si amano per default, non sono automaticamente sorelle tra loro, la solidarietà femminile non è fondata sul genere, è politica. Ma, dire e pensare che le donne non sappiano essere amiche, è un pensiero che fa comodo agli uomini.
Non a caso, l’amicizia femminile - in grado di creare, consolidare, immaginare e costruire - rappresenta una minaccia allo “status quo”: quando una donna allaccia dei rapporti di amicizia con altre donne è difficile per gli uomini mantenere il controllo. Che le donne siano le peggiori nemiche di sé stesse rischia di diventare una profezia che si autoavvera, proprio perché enunciata e ribadita dalle narrazioni predominanti (maschili). E lo so che, leggendo, anche tante donne non si troveranno d’accordo affermando che “le peggiori cattiverie le ho ricevute dalle donne”: beh, amica, ogni altra amica mancata è una potenziale parte di te che hai perso.
Guardiamoci con più gentilezza perché l’amicizia femminile questo fa: ti scopre, ti potenzia, ti guarda e ti costruisce. Ti permette di guardarti dall’esterno, di capire se stai facendo bene, di essere pesante e leggera insieme. Di capire le stesse cose in momenti diversi o nello stesso momento, facendolo con il corpo che abbiamo in comune. Amica io ti credo, ti crederò sempre. Anche e soprattutto nella differenza.
In questo modo l’amicizia femminile esce finalmente dallo sguardo maschile e si pone in relazione per quello che è: potenza. Potenza assoluta. Esattamente quello che fa Elena Ferrante: in L’Amica geniale, Ferrante smonta ogni stereotipo mettendo al centro del racconto un’amicizia tra due donne intensissima, un legame forte e duraturo con tutte le sue contraddizioni e turbolenze, senza alcun tentativo di esemplarità e di idealizzazione.
Invidia e competizione, amore e astio, slanci ed egoismi, confessioni e segreti si amalgamano in quella relazione da cui, almeno fino all’adolescenza, entrambe traggono la forza per sopravvivere, sottraendosi ad ogni vittimismo, e per riappropriarsi nell’età adulta della propria vita, nello scenario della contestazione e del femminismo degli anni ’70. Lila ed Elena hanno salvato la loro amicizia dalla distruttività dell’invidia con l’ammirazione che in fondo hanno sempre avuto l’una per l’altra. Sono l'una il motore dell'altra, Lila è sempre uno sprone per Lenù e Lenù è sempre uno sprone per Lila. Tutto quello che di buono fanno nella vita lo fanno anche perché hanno l'altra accanto.
Questo, ieri come oggi, è rivoluzionario: se già nel racconto di Ferrante la nazione addomesticava le donne nei ruoli di madri e mogli di uomini illustri, il movimento femminista dava vita a nuove forme di etica relazionale. Come scrive la ricercatrice Isabella Pinto, la “pratica di affidamento” e la “pratica dell’inconscio” erano nuove forme di organizzazione tra donne, che sostituivano relazioni solo private.
Affidarsi, praticare l’inconscio: significa stare in contatto tra noi, decidere chi essere anche attraverso lo sguardo dell’altra. Nel suo romanzo Punto croce, la scrittrice messicana Jazmina Barrera, racconta l’amicizia femminile attraverso la metafora del ricamo: una delle prime scene del libro vede le protagoniste a casa di un’altra ragazza dove si esercitano nella risata, sperimentano il loro modo di ridere.
L’adolescenza è un momento in cui si forma l’identità, in cui bisogna capire com’è fatto il nostro corpo, scegliere che musica ascoltare e anche che cosa sia divertente. Loro lo decidono insieme, si influenzano a vicenda e costruiscono un senso dell’umorismo condiviso, che le connota e che fortifica molto la loro amicizia.
“Quando inizi a cercare, trovi metafore del ricamo e del cucito ovunque e l’amicizia è un tipo di ricamo, in fondo - dice Barrera - Il libro si intitola Punto croce perché è il primo punto che ho imparato. Per le amiche protagoniste del romanzo il ricamo diventa un pretesto per stare insieme, qualcosa che produce relazione”.
La mia estate parte da chi la vita me l’ha salvata e salva ogni giorno: le mie amiche. Produrre relazione. Riconoscersi, stare insieme: intorno a un tavolo, con il mare davanti, a capire se quella nel piatto è un’aragosta o un gamberone. Per poi ordinare un gin tonic.
🌊🌊🌊 Buona estate, immaginatemi così e ci risentiamo a settembre. Quando tutto sarà più rilassato e nuovo 🌊🌊🌊
📰 Rassegnami
Ursula von der Leyen è stata riconfermata alla guida della Commissione europea per il prossimo quinquennio, ottenendo 401 voti a favore, 284 contrari, 15 astensioni e sette voti nulli (la maggioranza era di 360). Nell’illustrare a Strasburgo il programma di lavoro per il 2024-2029, von der Leyen ha annuncitato che intende creare la figura di commissario all’eguaglianza per difendere i diritti di donne, Lgbtq+, stranieri e di tutti coloro che sono vittime di razzismo.
Abbattere il gender pay gap nel calcio femminile: il (grande) esempio della nazionale danese
In Danimarca, i calciatori della nazionale hanno trovato un modo per garantire pari retribuzione tra la squadra maschile e femminile: rinunciare a negoziare un aumento salariale, obbligando però la Federazione (DBU) a garantire pari retribuzione tra loro e la Nazionale femminile. Un’azione che dimostra ulteriormente l’evidenza: il divario di genere a discapito delle donne riguarda anche il campo da calcio. Ne ho scritto per The Wom.
Giovani e violenza, il 76% delle vittime di stupro ha meno di 34 anni
Secondo i dati del 2023, il 76% delle vittime di violenza sessuale e il 73% delle vittime violenza sessuale di gruppo nel 2023 ha infatti meno di 34 anni. Per quanto riguarda gli autori, quelli under 35 sono il 36% nei casi di violenza sessuale, il 65% nella violenza sessale di gruppo.
Lavoro, le donne che hanno "paura" di candidarsi (e altre storie)
A quanto pare, gli uomini fanno domanda per un lavoro quando soddisfano anche solo il 60 per cento delle qualifiche richieste e le donne fanno domanda solo se ne soddisfano la totalità: il 100 per cento. La notizia l'ha data l'azienda Hewlett Packard ma se ne parla sia su Harvard Business Review che su Forbes. Ma non solo: i dati provenienti da uno studio pubblicato su LinkedIn suggeriscono che le donne potrebbero essere soltanto più “selettive” quando si candidano per un lavoro. Cioè hanno meno probabilità di candidarsi nonostante vedano la stessa quantità di offerte degli uomini, in particolare per ruoli senior o migliori rispetto alla loro posizione attuale.
Le Note di iPhone sono il meraviglioso caos di cui abbiamo bisogno
È l'app che non fa niente di particolare ed è proprio per questo che è diventata il contenitore in cui riponiamo tutto: appunti, ricordi, liste, poesie e deliri.
Dello scrivere a letto.
🎯 Nominare è fare esistere
Solo il 16% delle biografie presenti su Wikipedia riguarda le donne: una percentuale impari e incrementata dal lavoro di Wikidonne. In questo spazio ridiamo spazio: una bio per ogni numero. Storie per riscrivere la storia.
Rosa Oliva


Roma, 1960. Una giovane laureata in Scienze politiche si oppone alla legge incostituzionale che le ha impedito di accedere al concorso pubblico per la prefettura in quanto donna. Rosa Oliva vince e diviene un caso, che aprirà le porte dei pubblici uffici, allora vietati, ad altre donne.
A distanza di 60 anni, il 12 marzo 2021 ha ricevuto dal presidente della Repubblica Sergio Mattarella una delle onorificenze più prestigiose del nostro Paese, il Cavaliere di Gran Croce dell’Ordine al Merito della Repubblica Italiana.
“Poco più di 60 anni fa ebbe a cancellare una legge anacronistica che escludeva le donne da tutti gli incarichi pubblici – ha dichiarato nell’occasione Mattarella – Quello fu il ricorso di una donna tenace e coraggiosa. Era una norma ingiusta e discriminatoria, in palese contrasto con la Costituzione. Per sanare una ferita così grave sul piano dei diritti intervenne la Corte costituzionale, non il Parlamento”.
Nel 2010, in occasione del 50º anniversario della sentenza 33/1960 della Corte costituzionale, ha fondato l'associazione Rete per la Parità di cui è presidente e che contribuisce a promuovere i diritti delle donne.
Ad Alley Oop aveva risposto così riguardo i passi ancora da compiere in fatto di parità:
Dove bisogna intervenire ancora per giungere alla concreta parità?
Sembra una questione solo formale ma continuare a utilizzare un linguaggio che nasconde le donne produce vari effetti dannosi e induce le donne che entrano in contesti maschili a omologarsi.Insieme con l’associazione Femminile Maschile Neutro, avevamo predisposto una bozza di disegno di legge per superare le discriminazioni linguistiche contenute nella normativa vigente e imporre la concordanza dei titoli funzionali al genere della persona cui vengono assegnati. A causa dell’anticipata fine della legislatura abbiamo dovuto rinviare questa iniziativa alla prossima.
Nel frattempo avevamo anche suggerito al Senato di inserire, in occasione della modifica del regolamento, una disposizione che avrebbe introdotto il rispetto del linguaggio di genere nelle comunicazioni di Palazzo Madama.
L’emendamento, bocciato dal Senato, avrebbe modificato il linguaggio delle comunicazioni istituzionali e lo stesso regolamento, prevedendo la declinazione al femminile delle cariche ricoperte da donne. In sostanza, si trattava di introdurre “senatrice”, ‘la presidente’, ‘ministra’ etc.
Ciò non di meno riteniamo sia importante tentare di perseguire l’obiettivo di scalfire almeno in parte l’invisibilità delle donne e tutto ciò che è legato alla violenza che si perpetua nei loro confronti.
E ancora, sulle ragazze, Oliva ha le idee chiare:
Vorrei che le donne del futuro non dovessero compiere scelte difficili e dolorose come quelle che devono affrontare ancora oggi: la scelta tra famiglia e lavoro, tra lavoro e figli e tra carriera e figli.
🌱 La parola
“A stare”
La parola di questo numero estivo arriva dal vocabolario Puglia: voglio stare. “A stare”, è così ci diciamo tra amiche quando abbiamo bisogno di una situazione rilassata, “dai vieni, è a stare”.
Così voglio che sia la vita: “a stare”. Una tensione pigra tra l’attesa e il momento, tra il tramonto e la cena. Un’espressione che, in una parola, dice questo. non voglio sentirmi esperta, non voglio sentirmi capace, non voglio sentirmi impeccabile. Voglio sorprendermi fallace, capace di sbagliare, voglio ascoltarmi e sapermi fare ascoltare. Voglio soprattutto non spiegare niente. Voglio chi capisca senza io che proferisca parola. Voglio stare, “a stare”. Mio personalissimo augurio per l’estate.
🍸 Coraggio liquido
Si definisce “l’essenza della tarda estate in campagna”: Gin Campi è un london dry rustico ed elegante. Note di fieno e crema di latte lo rendono morbido e vellutato. Il carattere è dolce ma deciso. Le botaniche, raccolte a mano sulla pianura emiliana. La cura del raccolto, dopo la semina.
❤️ L’amore è una playlist
Il mio concetto di neofemminismo, eccolo qui:
💫 Autodiagnosi e cura
Autodiagnosi: lucide consapevolezze che diventano morbidi cuscini.
Cura: il tramonto, due prosecchi, saper riconoscere la vita quando c’è e scorre potente. Disertare, per avvicinarsi.
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