Oh sì, ce l’abbiamo fatta: pure Giorgia Meloni si è liberata della più becera mascolinità performativa che c’aveva in casa e, più o meno tutt*, abbiamo capito di cosa si trattava. Ovvero L’Andrea Giambruno che tutte prima o poi incontriamo e che, come scrive Giulia Blasi su Valigia Blu, “a volte fa il giro e diventa amato, amatissimo proprio in virtù del suo essere smargiasso”.
La notizia, tuttavia, non è una notizia: a rimanere, in tutta questa vicenda, dev’essere la luce puntata su una realtà che le donne vivono tutti i giorni.
Cioè tutti i capi, colleghi e uomini di ogni ordine e grado che le usano per stabilire una posizione dominante all’interno di un ambiente di lavoro.
Lo si può fare partendo dalle inquisizioni sulla denominazione della sfumatura di blu che indossiamo, aggirandosi intorno con passi larghi e felpati, commentando quello che non si deve commentare, abbassando la voce altrui con una battuta a sfondo sessuale, scherzando “con innocenza” eppure senza consenso.
Quello che sta accadendo in queste ore concitate, però, va verso un’altra direzione: i fuori onda di Andrea Giambruno e la decisione di Meloni stanno facendo intrattenimento. Show. Oscurando la cornice. Che cornice non è:
Quello che si vede nei fuori onda, infatti, è la fotografia esatta dell’unica indagine italiana della FNSI (Federazione Nazionale Stampa Italiana), risalente a quattro anni fa, secondo cui l’85% delle giornaliste dichiara di aver subito molestie sessuali almeno una volta nel corso della vita professionale.
Quei video, invece che intrattenimento, sono espliciti documenti di una condotta abusante che - come com testimonia il rapporto FNSI - sappiamo appartenere a molti Giambruni del giornalismo. Dunque è da qui che bisognerebbe partire.
Anche perché, come fa notare Beatrice Dondi su L’Espresso:
Davvero Striscia ha combinato un guaio contro Meloni a suon di perle rubate? «La premier scoprirà che le ho fatto un piacere» ha detto Antonio Ricci. Ma non è che l’aveva già scoperto e questa relazione “già finita da tempo” come dice Meloni, e che lei si è trovata dover difendere abbassando la sua reputazione a ogni idiozia sparata da Blu Giambruno, ha usufruito di una spintarella ben concertata in grado di procurarle un plauso di una platea ben più ampia di quella di Canale 5? Difficile dirlo ovviamente, ma come diceva qualcuno, “al sol pensier rinnova la paura”. E pure i sondaggi.
Di prevedibile, nelle reazioni alla notizia, ci sono pure quei commenti (per lo più di uomini) secondo cui Meloni avrebbe dovuto scegliere con più cura chi “mettersi vicino”. Non conosciamo il privato di Meloni e, in ogni caso, una cosa dev’essere chiara e lampante: Giorgia Meloni non ha alcuna responsabilità per il comportamento del suo compagno.
Scaricare sulle donne le colpe degli uomini che hanno intorno è una derivazione diretta dell’idea che le femmine siano tenute a educare i maschi. Giambruno è un adulto e in quanto tale risponde di sé stesso. E in questo campo di responsabilità ha scelto precisamente come comportarsi in pubblico.
Educare gli uomini non è un dovere delle donne, esattamente come scegliere di spiegare e farsi capire - facendosi carico della comprensione altrui - è un lavoro di cura su cui si investe volontariamente. Non ci spetta per forza. Non ci occorre motivare le nostre battaglie se non è necessario. La validazione non serve. Serve lo spazio. Come quello che sta prendendo Meloni, tenendolo però per sé: il soffitto di cristallo si abbatte ampliando lo spazio. Per sé ma soprattutto per le altre.
📰 Rassegnami
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🎯 Nominare è fare esistere
Solo il 16% delle biografie presenti su Wikipedia riguarda le donne: una percentuale impari e incrementata dal lavoro di Wikidonne. In questo spazio ridiamo spazio: una bio per ogni numero. Storie per riscrivere la storia.
Katalin Karikó
Dalle AlleyNews:
Il Nobel per la Medicina è stato assegnato quest’anno alla biochimica ungherese Katalin Karikó, con il collega Drew Weissman, “per le scoperte che hanno consentito lo sviluppo di vaccini mRNA efficaci contro il Covid-19”.
"Oggi la maggior parte dei giovani vuole una gratificazione immediata, qualcosa che arriva dal computer, dal telefono con un click. Questo non vale per la scienza, perché ci vogliono settimane, mesi per vedere qualche risultato, e a volte quando si fa un esperimento e si fanno domande si ottengono ancora più domande che risposte. Quindi la scienza richiede pazienza ma è molto, molto, divertente" ha commentato Karikò all’annuncio del riconoscimento, aggiungendo:
Dobbiamo essere felici quando lavoriamo, qualsiasi cosa stiamo facendo, oltre che imparare a gestire lo stress perché quest'ultimo ha un effetto terribile su di noi. A quel punto - dice - ci si può concentrare su una ricerca, ma per prima cosa dobbiamo divertirci, se non vi piace meditare, pensare leggere, allora la scienza non fa per voi.
Katalin Karikó, classe 1955, vive attualmente in un sobborgo di Filadelfia, dove si è trasferita per motivi di ricerca negli anni ‘80, dopo un percorso di carriera travagliato. E’ vicepresidente della BioNTech RNA Pharmaceuticals e dal 2021 insegna all'Università di Szeged e alla Perelman School of Medicine dell'Università della Pennsylvania. Dei 114 Nobel per la Medicina assegnati a partire dal 1901, quello di Katalin Karikó, è il 13° assegnato a una donna.
🌱 La parola
Maschilità egemone
La maschilità egemone - come nell’elaborazione di Raewyn Connell - garantisce (o si presume garantisca) la posizione dominante degli uomini e la subordinazione delle donne. Il segno distintivo dell’egemonia è, infatti, l’autorità reclamata e ottenuta, più che la violenza diretta.
Alcune caratteristiche costitutive del modello di maschilità egemone non solo variano da contesto a contesto, ma non possono nemmeno essere sempre attribuite in modo netto ed esclusivo ad alcuni gruppi.
La mascolinità egemone non va dunque intesa come l’esercizio da parte di uno specifico gruppo maschile con una posizione dominante su altri, ma come un campo simbolico che produce un’egemonia che struttura tutti i soggetti e disciplina (e assoggetta) anche l’esperienza delle maschilità considerate, nello schema di Connell, egemoni e fungendo da riferimento anche nelle rappresentazioni e percezioni delle maschilità considerate marginali o subalterne.
🍸 Coraggio liquido
La sua distilleria si trova sull'isola giapponese di Hokkaido, un’antica isola di origine vulcanica dove il clima è rigido e la natura è incontaminata: qui nasce il Gin Etsu, un originale distillato giapponese che, tra i suoi ingredienti, ha la scorza d'arancia amara, le radici di angelica, la liquirizia e il coriandolo. Ma il vero punto di forza è lo Yuzu, un agrume fortemente aromatico che probabilmente arriva da un incrocio tra il mandarino e il papeda: la potenza del mixare sempre.
❤️ L’amore è una playlist
Fuori la rivoluzione ed io mi vesto di bianco.
💫 Autodiagnosi e cura
Autodiagnosi: il talento è leggerezza.
Cura: aspettare il necessario, non mangiare sempre al dente, provare la lentezza.
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