Se devi farti piccola, non è quello giusto
Innamorarsi è una delle tantissime cose interessanti che possono capitarci. Non l’unica. Il controllo nelle relazioni ha tante forme: statt'accuort.
Ricordo sempre con lucida tenerezza gli inizi. Relazioni incluse. Scoprirsi nuove, sentirsi strane, prendere le misure sugli spazi che cambiano perché insieme a te esiste l’altra persona. Mentre si allarga lo spazio dell’intimità, il mondo si fa più piccolo perché vuoi tenere la mano e fare diversamente da come sei abituata, cioè così:
Cambiare passo se serve. Che non è necessariamente un passo indietro. Ma un passo diverso. Il cambio di andatura necessario, o che perlomeno fino ad ora mi è stato necessario nelle relazioni, è il motivo per cui Michela Murgia dice giusto quando, alla domanda “Non si è mai più innamorata?”, risponde cosi:
Cosa significa questa parola? C’è una quota di perdita di controllo nell’innamoramento che ti fa fare casini. E ti fa spesso fraintendere quello che è giusto con quello che vuoi. Che non sempre sono la stessa cosa.
Continua Murgia: "Di una coppia si dice spesso: ‘Uno è più innamorato dell’altro’. Quando si negoziano le differenze, chi è più innamorato cede e si sottomette. Noi legittimiamo e romanticizziamo questa sottomissione, ma a lungo termine quel dislivello genera fratture, e di solito è la donna ad accettare la negoziazione, perché siamo abituate a considerare la relazione una cosa centrale, mentre per un uomo innamorarsi è una delle tante cose interessanti che gli capitano”.


Innamorarsi è una delle tantissime cose interessanti che possono capitarci. Non l’unica.
E considerarlo significa tornare a non svuotare l’amore per quello che è nel suo significato politico: non una faccenda privata ma un’emozione profondamente sociale nella sua essenza che può essere utilizzata per il bene della collettività. Non lo dico io ma Aleksandra Kollontaj, femminista e prima donna ad aver ricoperto l’incarico di ministra in Europa: dopo la Rivoluzione d’ottobre, scrisse una lettera alla rivista moscovita Molodaja Gvardija intitolata Largo all’Eros alato! in cui chiedeva a un immaginario lettore proletario quale fosse il posto occupato dall’amore nell’ideologia della classe operaia.
Come si porta l’amore nelle nostre vite senza rimpicciolirci?
Se hai bisogno di rimpicciolirti, non è l’amore giusto.
Scegliendolo. “Invece di sposare teorie fallaci che ci spingono a credere che le donne siano per natura amorevoli, facciamo la scelta di diventare amorevoli” sostiene bell hooks.
Questo preambolo amoroso mi serve per arrivare a una notizia recente che di “nuovo” ha poco perché, ancora troppo spesso, l’amore si confonde con il controllo. E con i “passi indietro” necessari al quieto vivere.
A Torino una donna è stata costretta a vivere una quotidianità fatta di imposizioni e divieti “matrimoniali” che “avevano reso la vita di coppia fonte di sofferenza”.
Un incubo terminato solo quando la donna ha trovato il coraggio di denunciare il marito, che è stato successivamente condannato per stalking, maltrattamenti (anche davanti alle figlie minorenni), danneggiamento e accesso abusivo alla mail, a tre anni di carcere convertiti in domiciliari.La storia, riportata da Il Corriere della Sera, è stata riassunta dalle motivazioni della sentenza firmata dal giudice estensore Milena Chiara Lombardo.
In casa vigeva quasi un regime, basato su regole rigidissime stabilite dal marito.
Tra queste ha annotato il tribunale “il divieto di mangiare carne di cavallo al sangue, perché ‘ero un animale se la mangiavo così’; il divieto di bere il vin brulè o di mangiare lo zabaione d’inverno, ‘perché era un atteggiamento da vecchi‘; di mettere il liquore nel gelato; di sedersi sul divano a sera a riposare mentre il marito lavava i piatti, unica attività domestica di cui si occupava perché non voleva acquistare una lavastoviglie”
Così come “continue erano le correzioni, da parte dell’uomo, sul modo in cui parlava e sulla conoscenza della grammatica italiana”. Sempre emerso durante il processo: “Magari dicevo: ‘Mia sorella ha fatto questo, gli ho detto…’; “Ah, ‘Gli ho detto, perché tua sorella è diventata maschio?”. Era tutta una correzione, non andava bene niente“. E poi c’erano il tema finanziario: “Il budget di casa era deciso da lui, non si poteva sforare” e non c’era modo per sforarlo “a un tavolino dell’Ikea: avremmo sforato questo benedetto budget“. Anche se, “grazie ai loro stipendi, avevano una buona situazione economica e avevano messo da parte circa 50.000 euro”.
Ad ogni trasgressione seguiva un’umiliazione. Oggi la donna ha aperto una pagina Instagram (la_magliettagialla) per raccontare la sua vicenda. Come emerge da un report del Servizio analisi criminale della Direzione centrale polizia, pubblicato lo scorso 25 novembre, in Italia c’è stata una crescita del 6% degli atti persecutori (che colpiscono le donne nel 74% dei casi).
Quante volte abbiamo normalizzato atti persecutori e controllanti? Quante donne conosciamo che non hanno libertà sul budget di casa? Quante donne vengono corrette, riprese e messe all’angolo durante i pranzi della domenica in famiglia? Quante donne sono sminuite nelle loro passioni dagli stessi partner? Quante donne, rinate dopo una relazione abusante, sono invece considerate “libertine”, “senza amore di famiglia” o peggio “pazze”?
Tutto rientra ancora perfettamente nella routine, “normale” anche agli occhi dei più giovani. Il sondaggio sulla violenza on-life nelle relazioni intime tra adolescenti in Italia, realizzato da Save the Children in collaborazione con IPSOS e pubblicato nel rapporto “Le ragazze stanno bene?”, lo spiega bene:
Il 65% di ragazze e ragazzi dichiara di aver subìto dal partner almeno un comportamento di controllo, come la richiesta di non accettare contatti da qualcuno/a sui social (42%); di non uscire più con delle persone (40%); di poter controllare i propri profili sui social (39%); di non vestirsi in un determinato modo (32%); fino al sentirsi dire, in un momento di difficoltà, che il partner avrebbe commesso un gesto estremo facendosi del male (25%).
A queste forme di controllo ne seguono altre meno plateali e più striscianti. Pericolose ugualmente. Condividerle potrebbe essere un modo per iniziare a riconoscerle. L’amore è un +. Mai un -. Se ti sottrae, ti sta logorando. Non ti sta amando. Anche se non lo farebbe mai, anche se state insieme da tanto, anche se “non è come gli altri”. Anche (e soprattutto) se è una “brava persona”. Quei bravi ragazzi sono gli stessi che si spalleggeranno mentre ti stai domandando se sei pericolo.
📰 Rassegnami
Stando all'Indice mondiale sulla libertà di stampa prodotto da RFS, nel 2024 l'Italia è scesa di 5 posizioni rispetto all'anno precedente e, attualmente, si trova al 46° posto, su 180. A minacciare la libertà di stampa sono proprio coloro che dovrebbero esserne i garanti: le autorità politiche. Ne ho scritto per The Wom.
Costrette a spogliarsi e fare piegamenti. Adesso la questura ammette
Provocazioni. Sono questo per la polizia di Brescia le denunce di abusi diffuse da Extinction rebellion, Ultima generazione e Palestina libera. “La questura ha svolto le proprie attività di indagine e d’ufficio secondo le modalità consone”, la prima dichiarazione rilasciata ieri alle agenzie. In serata, però, l’ammissione: “Da personale femminile è stato chiesto di effettuare piegamenti sulle gambe al fine di rinvenire eventuali oggetti pericolosi”. Secondo la questura sono state salvaguardate “riservatezza e dignità delle persone”.
Nel sud Italia lavora meno di una donna su tre, disoccupazione e complessità del territorio sono ancora alla base della migrazione dei talenti, ma un gruppo di innovatrici dopo la pandemia ha deciso di provare a invertire la rotta, puntando tutto su genere e digitale.
La cultura nella città cannibale
Nelle grandi città si confezionano sempre di più esperienze culturali destinate a un segmento specifico: proprio quello dei giovani frequentatori di accademie private. Qui il “giovane con la tote bag dello IED”, è usato come rappresentante di un campione umano che include anche adolescenti o persone di mezza età: tutti coloro che hanno l’accesso garantito alla “bolla” culturale in virtù dell’appartenenza a una specifica classe sociale. Il risultato è che anche nella medio-piccola offerta si mira per lo più alla costruzione di una bolla autoriferita, umanamente come nell’offerta. Una bolla che invece di percorrere un discorso di inclusività ne ricerca consciamente uno di “esclusività” sperando, secondo psicologia inversa, di attrarre nuove leve con la stessa capacità di spesa.
🎯 Nominare è fare esistere
Solo il 16% delle biografie presenti su Wikipedia riguarda le donne: una percentuale impari e incrementata dal lavoro di Wikidonne. In questo spazio ridiamo spazio: una bio per ogni numero. Storie per riscrivere la storia.
Tina Modotti
(A proposito di relazioni che non devono rimpicciolire, in questo articolo ne parlavo citando le storie di Tina Modotti che riporto a seguire).
La storia di Tina Modotti è quella di una donna unica e poliedrica, che ha dedicato la sua vita a due grandi passioni: l'arte e la rivoluzione. Lo spirito creativo e la dedizione al partito comunista furono la molla che la spinse a spostarsi da un paese all’altro. Con il suo fascino di donna creativa ed indipendente fece innamorare molti uomini e di altri ne divenne amica, incrociando il suo cammino con personaggi del calibro di Diego Rivera, Edward Weston, Robert Capa, Ernest Hemingway, Pablo Neruda, Frida Khalo, e Jon Dos Passos.
La vita di Tina Modotti è segnata da un continuo viaggiare e da radicali cambi di vita, tutti dettati dal suo percorso artistico e politico.
Attivista convinta del partito comunista, la sua vita politica si è legata indissolubilmente a quella sentimentale: come descrive Valeria Arnaldi in “Tina Modotti hermana: passione, scandalo, rivoluzione”:
“Tina è una donna indipendente, forte, coraggiosa. Rivoluzionaria nella vita più che nella sua teoria. Legare la sua energia e le sue urgenze di trasformazione, privata e sociale, agli uomini sarebbe una visione limitante e un torto, ma lo sarebbe altrettanto negare il ruolo che gli uomini hanno avuto nella sua vita e nelle sue scelte”.
Tina Modotti è passionale, così consapevole di sé e cosciente delle sue sfide, da non aver alcun timore nel presentarsi come femmina. Nessuna riduzione. Nessuno svilimento
All’idea di coppia, Modotti preferì sempre quella di “amicizie sentimentali”: se la coppia è un cliché vecchio e stantio, simbolo di un sistema politico-sociale che schiaccia i singoli nelle forme di un ordine precostituito, preferirle la visione di amicizie sentimentali è un atto di guerra.
Nel 1918 sposò Roubaix de l'Abrie Richey in arte Robo, pittore molto famoso ed insieme si trasferirono a San Francisco. Tramite il marito conobbe il fotografo Edward Weston e in poco tempo ne diventò musa ispiratrice e amante. I due vennero presto scoperti e, nel 1921, il marito decise di scappare in Messico.
Tina provò a raggiungerlo, ma lui morì a causa del vaiolo. La storia con Weston andò avanti e sarà con lui che Tina si addentrerà nel mondo della fotografia e tornerà a Città del Messico, il luogo che ha lasciato l’impronta più profonda sulla sua vita, capitale di un paese ancora in fase post rivoluzionaria, in cui si incrociavano le vite di artisti e politici provenienti da tutto il mondo.
È qui che nacque e si sviluppò la sua passione per la fotografia, a cui la introdusse Edward Weston e da cui Tina imparò, senza mai emularlo. Come scrisse: “che senso hanno le parole tra me e Edward? Lui conosce me e io lui: entrambi abbiamo fede l’uno nell’altra”.
Il suo modo di vedere e fotografare la influenzava, ma era una lezione inziale da cui poi Tina si svincolò per maturare il suo stile personale: si lasciò osservare e fotografare da Weston ma nel frattempo studiava se stessa. L’esperienza da modella le regalò una diversa padronanza della macchinetta.
Sapeva cosa si prova dall’altra parte dell’obiettivo e trovò un maestro desideroso di condividere con lei l’emozione di chi si trova, invece, dietro la lente. Per Weston, i nudi della sua musa furono l’inizio di uno studio approfondito sul corpo e la sua rappresentazione. Come le scrisse il primo gennaio del 1928:
Ciò che mi hai dato in bellezza è una parte costante di me e resta ovunque la vita mi conduca. Questo pensiero non ha bisogno di elaborazione. Il mio amore è sempre con te
Anche grazie a questa passione, Tina Modotti diventa l’indimenticabile artista che conosciamo oggi. Al centro delle sue fotografie c'era il lavoro delle persone, la dignità dei ceti contadini e operai. Nel 1929 una delle sue mostre venne definita la prima raccolta di opere rivoluzionarie in Messico.
Eppure, Modotti non ha mai amato essere definita artista:
Ogni volta che si usano le parole "arte" o "artista" in relazione ai miei lavori fotografici, avverto una sensazione sgradevole dovuta senza dubbio al cattivo impiego che si fa di tali termini. Mi considero una fotografa, e niente altro.
🌱 La parola
Stalking
Si tratta di un delitto con il quale un soggetto ne perseguita un altro al punto da rendere impraticabile lo svolgimento della propria vita in quanto viziato da stati di ansia e paura.
Dal 2019 una riforma legislativa obbliga gli inquirenti ad accelerare i tempi delle indagini per questo tipo di reati, proprio per evitare che lo stesso delitto possa continuare a verificarsi in attesa di riscontro. Si tratta di una del cosiddetto stalking da codice rosso, ovvero quello per il quale la gravità della situazione prevede un intervento immediato.
Al verificarsi di questa fattispecie, la vittima dello stalking deve necessariamente essere ascoltata direttamente dal pubblico ministero entro tre giorni dalla denuncia. È necessario tuttavia precisare che il procedimento d’urgenza non si applica a tutti i casi di stalking, ma si attiva solo al verificarsi di date condizioni.
🍸 Coraggio liquido
Profumo corposo a cui seguono luminose note floreali di ginepro. Herno Old Tom andrebbe provato anche solo per l’etichetta gattini, ma serve per ricordarsi la dolcezza quando è necessaria. Una coccola che può sorprendere.
❤️ L’amore è una playlist
Lo dice la queen:
💫 Autodiagnosi e cura
Autodiagnosi: provare serve sempre.
Cura: amiche generosissime, la mia personale benedizione.
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LRSB è un progetto editoriale indipendente. Vuoi supportarlo? Puoi farlo parlando della newsletter, condividendola con chi ami, sui tuoi social, nel tuo diario segreto, inoltrandola alle amiche che si stanno innamorando di quello sbagliato.
…Oppure puoi offrirmi il gin tonic che aiuta a ispirare le ragazze con una donazione libera. Parliamo di femminismi senza budget ma - intervistare, girare, fare, leggere, approfondire - è più facile con il tuo sostegno.
Mi colpisce molto la sentenza per maltrattamenti di cui parli; certi comportamenti sono così comuni, a volte normalizzati, che mi vengono i brividi.
Proprio in questo periodo sto leggendo Tinísima, di Elena Poniatowska, grande scrittrice e reporter messicana che ha scritto una biografia romanzata di Tina Modotti: ho visto che è stato tradotto in italiano da Francesca Casafina per Nova Delphi Libri, "Tinissima". Consigliato!
Servizio pubblico: fino al 2 febbraio c'è una mostra su Tina Modotti a Camera a Torino :)