"Io le donne le amo"
Dirà AlleatoX a cui il femminismo in fondo in fondo piace per una sola ragione: lo fa scopare. Verso l'8 marzo senza discrezione.
8 m’arzo. Lotto marzo. Quella che sta per cominciare è la settimana dell’8 marzo - Giornata internazionale della donna - e, per chi si occupa di “donnedududu in cerca di guai” ogni giorno - ma proprio ogni giorno - questa è una data sfiancante. E lo è perché l’8 marzo diventa il giorno in cui le donne sono sotto le luci dei riflettori, in cui acquisiscono (o viene loro concesso) spazio, in cui le loro voci sono ascoltate (almeno in apparenza). Provate a scrollare il vostro feed venerdì prossimo e lo saprete.
Anche quelle “nazi feminist che tutti i giorni dovrebbero scopare di più”, l’8 marzo trovano un minimo di legittimità perché oggi è la festa delle donne e voi, piccoli panda, dovete essere amate. “Ho tante amiche donne”, “Io amo le donne”, “Sono cresciuto con le donne” dirà AlleatoX a cui il femminismo in fondo in fondo piace per una sola ragione: lo fa scopare.
Liberarsi dal patriarcato è lacrime e sangue. Non è una posizione comoda. Si muove dentro e fuori dalle camere da letto. C’entrano gli uomini e c’entrano le donne. Si piange, si fanno i conti, si porta la rabbia e si mette in mezzo. A volte insieme. A volte per i fatti propri. Ci si riconosce così fragili e fallaci da esserne devastati. Quindi, quando dite che le donne le amate, provate ad ascoltarle e a immaginarle fuori dalle vostre esigenze. Fisiche, emotive, supportive. Cambiate il piano. Toglietevi dal centro. Siete al centro pure quando pensate di stare nel margine. Entrate in crisi. Non vi dobbiamo spiegare sempre tutto (le istruzioni per liberarsi della “brava femminista” che è in te le lascio qui).
I femminismi si dicono e si fanno. E questo richiede una fatica così profonda che io, l’8 marzo, sono sempre un po’ malinconica. Un po’ stanca. Un po’ gioiosa. Un po’ così.
Il mio 8 marzo è una festa ma di quelle intime. Ho bisogno, almeno in questo giorno, di sentirmi sicura. Di essere protetta. E io questa sensazione ce l’ho sempre con le altre donne. E pochi pochissimi uomini. Non sarò tenera parlando a loro: vi dovete muovere. Dovete lasciare la manina che ci avete preso e cominciare a camminare da soli e insieme verso un nuovo concetto di mascolinità che vi salvi e ci salvi. Stiamo morendo sotto le vostre mani e sotto il sistema che vi protegge. Non chiederò scusa se non sono gioiosa o accondiscendente mentre lo dico.
Durante la manifestazione dell’8 marzo 1972 , organizzata a Roma in un clima di grande trasformazione nei gruppi femministi “originali”, più di 20mila donne si radunarono in occasione a Campo de’ Fiori per protestare contro l’istituzione del matrimonio e il mammismo che dominava la società italiana. Cosa fecero gli uomini?
La piazza venne circondata dagli agenti di polizia, nonostante la massiccia presenza di donne disarmate e pacifiche. Molti uomini si avvicinarono alle contestatrici urlando: “A casa! Le donne devono stare a casa!”, oppure: “Dai bambine, ora tornate sul marciapiede”.
La situazione si fece incandescente e le attiviste vennero caricate dalla polizia mentre rispondevano verbalmente alle provocazioni dei contestatori. “La nostra politica nasce dalla nostra condizione di donne” affermavano le attiviste: non è più solo una “condizione”. L’8 marzo è di tutte e adesso riguarda anche gli uomini. Il momento è arrivato da un pezzo. Uomini, fate qualcosa. Si cammina insieme per arrivare più lontano.
E lontano è un posto in cui immagino uomini a contatto con la loro emotività e donne a loro agio con la loro autorevolezza. Un posto in cui cosa significhi “uomo” e cosa “donna” lo si ridefinisca continuamente e in cui, le stessa categorie di uomo e donna, cadono cedendo il passo alle esistenze del mondo. Capaci di essere molto più sorprendenti delle nostre etichette.
📰 Rassegnami
Ve la ricordate la Legge di Bilancio con cui rifarsi le tette ma stentare con il bonus mamme? Abbiamo una novità: è un flop.
C'era una volta il bonus per le mamme con almeno tre figli, fiore all'occhiello del governo Meloni per fermare l'inverno demografico e arginare la cosiddetta "sostituzione etnica". In realtà il provvedimento è un mezzo flop che potrebbe creare molti problemi a quelle madri di famiglie numerose che ne stanno facendo richiesta. Il sospetto che qualcosa non funzionasse era nell'aria: lo stesso governo aveva declassato il provvedimento a misura sperimentale e valuterà solo l'anno prossimo se renderla strutturale. E il ritardo nella stesura della circolare applicativa da parte dell'Inps ne ha fatto slittare la partenza. Ma il peggio - come sottolinea Andrea Maggiolo su queste pagine - deve ancora venire.
I contributi previdenziali vanno in deduzione, abbattono l'imponibile Irpef. Non ci avevano pensato i tecnici del governo. Tradotto: ciò che arriva da una parte, se ne va dall'altra. La crescita del reddito lordo fa pure aumentare l'Isee, in base al quale si calcolano assegno unico, rette degli asili, mense a scuola. Il bonus mamme di oggi vuol dire meno sostegni nel 2025.
Ho scritto dei manganelli contro gli studenti ricordando che manifestare è agire la Costituzione
Il mio pezzo è poi diventato un reel e, i commenti ricevuti - che comunque non mi smuovono né rabbia né rancore - mi confermano il bisogno che abbiamo di parlare di democrazia. Perché al dibattito proprio non siamo abituati. “Vai a lavorare....RAUSSSSSS” mi scrive uno. “Quello che risponderemo al patriarcato” mi suggerisce una collega lungimirante. In ogni caso, credo di essere migliorata con il fondotinta è questo è quello che conta:
Violenza sulle donne: il conflitto di coppia non c’entra, è un problema degli uomini
Per proteggere le donne dalla violenza maschile è necessario accendere un faro su chi quella violenza la agisce e sul sistema che permette l’azione violenta. Stefano Cirillo, psicoterapeuta, si occupa da anni di violenza nella coppia e nella famiglia e di tutela dei minori e nel suo lavoro ha concentrato l’attenzione sulla necessità di spezzare la catena della violenza ed è stato tra i fondatori del primo Centro pubblico in Italia dedicato alla presa in carico delle situazioni di violenza sui bambini nella famiglia.
Francia, Senato dà via libera all'aborto in Costituzione
L’emendamento costituzionale, che era stato adottato quasi all’unanimità dall’assemblea nazionale il 30 gennaio, è stato approvato dal senato con 267 voti a favore e 50 contrari dopo un dibattito durato più di tre ore.
Fenomenologia dei sex party tra sole donne
“Ai nostri party c’è tantissima relazione, facciamo tantissimo lavoro sul consenso perché le donne sono abituate quotidianamente a non essere ascoltate e a non pensare ai propri desideri. Organizzare un evento che metta al centro le donne porta a rispondere domande necessariamente politiche. Chi sono le donne? Quali sono le loro esperienze comuni? Quali le loro esigenze? Confrontandoci su tutte questioni siamo diventate di fatto un collettivo transfemminista. E abbiamo creato un sistema di accoglienza e inclusività, di socializzazione comunitaria che fa sì che nessuna nuova arrivata si senta sola”.
🎯 Nominare è fare esistere
Solo il 16% delle biografie presenti su Wikipedia riguarda le donne: una percentuale impari e incrementata dal lavoro di Wikidonne. In questo spazio ridiamo spazio: una bio per ogni numero. Storie per riscrivere la storia.
Niloufar Hamedi e Elaheh Mohammadi
Giovani, coraggiose, preparatissime, libere nonostante tutto: se non fosse stato per le giornaliste Niloufar Hamedi e Elaheh Mohammadi probabilmente non avremmo mai saputo del caso Mahsa Amini, la ragazza iraniana morta a 22 anni dopo uno scontro con la polizia perché non indossava il velo correttamente.
Forse, senza l'intervento di Hamedi e Mohammadi che per prime hanno raccontato la vicenda sui loro profili social e sui giornali dove lavoravano, Amini non sarebbe nemmeno diventata il simbolo delle rivolte che si sono susseguite nei mesi dopo la sua morte.
Niloufar Hamedi è giornalista trentunenne del quotidiano Sharq, Elaheh Mohammadi, è una giornalista di 36 anni del quotidiano Hammihan, entrambe sono state inserite nella lista delle 100 persone più influenti del 2023 da Time Magazine, hanno ricevuto il Louis M Lyons Award 2023 per la coscienza e l'integrità nel giornalismo e il premio Guillermo Cano per la libertà di stampa mondiale dall'Unesco.
Hamedi ha scattato una foto del padre e della nonna di Mahsa Amini abbracciati nel corridoio dell'ospedale dopo la morte della ragazza per poi pubblicarla su Twitter. Mohammadi, invece, ha coperto il funerale di Amini a Saqqez, nel Kurdistan occidentale riportando per la prima volta lo slogan "Donna, vita, libertà" urlato dalla folla.
Le due giornaliste hanno pagato care le loro parole venendo arrestate e detenute con l'accusa di "collaborazione con il governo americano ostile, cospirazione e collusione per commettere crimini contro la sicurezza nazionale e propaganda contro l'establishment". Hamedi e Mohammadi sono state liberate su cauzione lo scorso gennaio, ma subito hanno ricevuto una nuova denuncia. Ma anche questo momento di gioia è stato punito duramente dal governo. La giustizia iraniana ha annunciato l'apertura di un nuovo caso contro Hamedi e Mohammadi per essere apparse in pubblico senza il velo obbligatorio. Questa nuova denuncia, ha spiegato l'agenzia Mizan Online, darà luogo ad un nuovo procedimento giudiziario.
Intanto, la mia amica e collega giornalista Marina García Diéguez, consiglia di riascoltarsi questo:
🌱 La parola
Mimosa
La mimosa è un simbolo potente che rende democratica la lotta, anche e soprattutto l’8 marzo: non c’era nessun albero di mimosa accanto alla fabbrica tessile che comunemente si pensa abbia dato vita alla giornata internazionale della donna.
Le femministe italiane che organizzarono la prima manifestazione dell’8 marzo adottarono la mimosa perché è un fiore che fiorisce in abbondanza in questa stagione ma soprattutto, perché è disponibile senza pagare, quindi senza discriminazioni.
Furono Teresa Noce, Rita Montagnana e Teresa Mattei (la più giovane eletta nell’assemblea costituente) a proporre la mimosa: tre donne comuniste che avevano partecipato alla resistenza. Come racconta la scrittrice Carolina Capria nel suo spazio social @lhascrittounafemmina, per far passare la proposta Teresa Mattei arrivò a inventare che secondo una leggenda cinese la mimosa era il simbolo della femminilità.
Una storia che funzionò perfettamente e che fece preferire la mimosa alla costosa orchidea. Se Teresa Mattei si era battuta tanto perché venisse adottata la mimosa, era perché si trattava di un fiore povero, che tutti avrebbero potuto recuperare in campagna e donare: averla addosso significava combattere.
🍸 Coraggio liquido
Prima è dolce, poi deciso, poi dolce e deciso insieme. Non è l’uomo della mia vita ma il Roby Marton Gin che conquista per la sua morbidezza (merito della camomilla) e profondità (merito del bere liscio).
❤️ L’amore è una playlist
Tempo perso in sale d’aspetto
💫 Autodiagnosi e cura
Autodiagnosi: risposte diverse a stessi stimoli fanno nuove domande.
Cura: persone preferite e due bottiglie di rosso. A Roma le bottiglie vanno in giro, si riconoscono, abitano le cene, tornano.
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