Buoni cattivi propositi
La stanchezza femminile ha una genealogia, ci attraversa nelle generazioni: se ti cercano, non farti trovare. Rendere necessario quello che sentiamo urgente.
Frulli un broccolo per mettermelo nella pasta, la tavola è apparecchiata con la cura dell’amore e io arrivo stanchissima con il freddo di fuori in una casa che è calda e mi aspetta dopo le durezze della giornata. Il mio Natale tutti i giorni è più o meno questo. Anche perché, di famiglie “di sangue” realmente contente di sedersi a tavola insieme il 25 dicembre, ne conosco ben poche: è quando si detta l’amore che diventa forzato.
Tuttavia, si fa: per compromesso, per quieto vivere, perché i nonni vogliono così, perché è più facile lasciar correre che affrontare. Per me è sempre stato più facile affrontare, con tutto il carico emotivo e mentale che ne deriva: per questo poi non so dare un nome al mio perenne “eh, mi sento stanca”. Il nome è questo. Affrontare, prendersi carico e in carico, fare cura.
Io mi sarei discretamente stancata di sentirmi stanca per cui, per questo Natale e il nuovo anno, ho solo buoni cattivi propositi: centrare la cura. Centellinarla. Espanderla quando serve.
Per tutto il resto: delegare, abbozzare, provare a fare in modo che per una volta siano gli altri.
Quel regalo da fare, quel ristorante da prenotare, quel messaggio da mandare, quella cosa da cercare. Le donne curano le donne perché è vero che gli uomini sanno farlo meno. E non perché non sono capaci. Al contrario. Non gli è stato insegnato perché, appunto, una donna aveva già fatto. Si tratta di una lentezza d’azione - dalle piccole alle grandi cose - che arriva da lontano fino ai giorni nostri: la scrittrice Carolina Capria lo ha detto bene attraverso i suoi social in questi giorni.
“Ci hanno detto che dietro un grande uomo c’è sempre una grande donna, facendo passare l’idea che fosse qualcosa di cui andare fiere, una lusinga. No, le grandi donne sono solo persone che si occupano gratuitamente di spianare la strada all’uomo che deve realizzarsi e raggiungere i suoi obiettivi. E non è un caso che quando un uomo vince un premio importante la prima che ringrazia dal palco è la moglie, che si fa bastare questa celebrazione di maniera a fronte di anni e anni di lavoro silenzioso non retribuito, di sacrificio, di abnegazione”.
La mente sgombra serve ad andare più veloci: molte donne, troppe, ai loro obiettivi non riescono a pensarci perché non hanno il tempo di farlo.
In Italia, il 75% del lavoro di cura non retribuito è svolto dalle donne.
La stanchezza ha una genealogia, ci attraversa nelle generazioni: sento quella di mia madre, delle mie nonne, delle mie zie.
Per questo sono stanca di essere stanca. Anche di spiegare perché lo sono a uomini che non capiranno mentre sono ancora seduti invece di fare come una donna sa fare: frullare un broccolo per farti trovare la cena pronta. Per dirti siediti, vuoi una tachipirina?


Il “lessico familiare” di cui parla Natalia Ginzburg è anche un lessico di genere. Dalle radici si parte sempre e non è un caso che, nel primo numero di questa newsletter, partissi dalle donne della mia famiglia. E dal Natale:
Osservate le donne della vostra famiglia e lì troverete la vostra storia. È di nuovo il 24 dicembre, la tavola è di nuovo piena, le luci sono al loro posto e quel fare silenzioso fa più rumore perché se non ci fosse si vedrebbe. La carta lucida dei regali, la capacità di costruire la magia dell'attesa, inventarsi l'amore nelle incombenze. Il Natale si regge sulle spalle delle donne della vostra famiglia. Gli uomini sono per strada, il loro fare non è né silenzioso, né discreto.
E così la famiglia continua a essere: una rete urbana e sotterranea fatta di vie e diramazioni complesse. Gli uomini camminano. Le donne abitano.


Non voglio perdere la cura, voglio indirizzarla verso dove le mie energie vogliono. Relazioni incluse. Nel meraviglioso saggio a fumetti “I sentimenti del principe Carlo”, l’autrice Liv Strömquist parla anche di questo: le donne pure nelle relazioni si sacrificano di più. Gli esempi citati sono diversi ed esilaranti. Ad esempio: dopo la fine del secondo mandato presidenziale di Ronald Reagan nel 1989, i coniugi si ritirarono nella loro casa di Bel Air, in California, dove Nancy Reagan spese la maggior parte del suo tempo prendendosi cura del marito, a cui nel 1994 venne diagnosticata la malattia di Alzheimer. In esatta opposizione, per dire, a tutto quello che le politiche del marito avevano mandato avanti per cui “chi fa da sé fa per tre”. I sociologi Ulrich Beck ed Elisabeth Beck-Gernsheim, nel loro trattato sull’amore, descrivono proprio la cura sul letto di malattia come “una delle zone franche dell’amore:
La malattia può svelare una nuova forma dell’essere amati. Riversare amore sul proprio amato diventa anche un gesto “contro la società menzognera che lo rinnega”, L’amore è come il comunismo nel capitalismo.
Nancy Reagan, prendendosi cura di lui, ha insegnato al marito tutto quello di cui non è stato capace tra cui la cura pubblica.
Ancora: Albert Einstein fece tutte le sue prime ricerche insieme alla prima moglie Mileva Marić, una matematica serba che studiava fisica teoretica insieme a lui al Politecnico federale di Zurigo. Nel 1905 pubblicarono insieme tre articoli che avrebbero rivoluzionato la fisica nel suo complesso: uno sulla teoria della relatività, uno sul moto browniano e uno sull’effetto fotoelettrico. In tutte le lettere di questo periodo Einsten si riferisce alla ricerche sulla teoria delle relatività dicendo “le nostre ricerche”. Poi il loro matrimonio finì e Einstein lasciò Mileva per la propria cugina. Mileva rimase l’unica responsabile dei loro due figli, dei quali il minore soffriva di schizofrenia. Einstein oggi è considerato un genio. Mileva è stata completamente dimenticata.


Da lì in poi, infatti, Einstein non nominò mai più Mileva, tantomeno menzionò il fatto che avessero fatto tutte le scoperte fondamentali insieme. Mentre cominciò a dire affermazioni tipo: “Le donne non sono fatte per il pensiero astratto”.
La percezione di Albert della ridotta capacità intellettuale delle donne non gli impedì però di avere numerose relazioni con divere donne e di essere costantemente infedele.
Mileva Marić, dal canto suo, fu costretta a dedicare la sua vita al prendersi cura del loro figlio malato da sola, dimenticata e fortemente depressa.
Secondo la politologa Jonasdottir, per come è istituzionalizzato l’amore eterosessuale nella società odierna, le donne esercitano l’amore attraverso la cura. Mentre gli uomini lo esercitano mediante “l’estasi”. Scrive Jonasdottir:
Per le donne non è legittimo praticare l’estasi secondo le loro condizioni, cioè come esseri sessuali autodeterminati e coscienti di sé”.
Per comportarsi così, infatti, avrebbero bisogno della cura di un uomo (Se mi ammalo? Se mi ubriaco? Se sto male? Se ho bisogno di qualcosa puoi pensarci tu? Se muore una persona a me cara ti accolli il mio lutto?).
Ma non ce l’hanno. Secondo la politologa, gli uomini spesso vivono la pratica della cura nei confronti di una donna all’interno di una relazione come un peso, una costrizione e una perdita di tempo.
Questa relazione prosciugante - in cui gli uomini sfruttano la forza amorosa delle donne - non è confinata nelle relazioni eterosessuali, ma in tutte le arene in cui donne e uomini si incontrano. In tutti questi posti le donne praticano la cura più degli uomini.
Quindi, agli uomini che vogliono rimescolare le carte, un solo consiglio: dona a una donna a caso cura amorosa! Tipo una volta ogni giorno.
Alle ragazze invece, un buon cattivo proposito.
In quanto ragazze, siamo educate in modo da assumerci la responsabilità dei sentimenti di tutti gli idioti del mondo.
Ma gli idioti spesso se la cavano benissimo e anche meglio senza di noi.
Per cui, non preoccupatevi.
Non preoccupiamoci. E forse smetteremo di sentirci stanche.
Buon feste, qui ci risentiamo nel 2025!
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📰 Rassegnami
Ritratti di famiglia, la campagna che amplia il concetto di “famiglia” chiedendo pari diritti
Esistere significa anche essere visibili anche nella rappresentazioni: con questo obiettivo la campagna Ritratti di Famiglia, realizzata da una rete informale di associazioni della società civile, restituisce al termine “famiglia” il suo significato più ampio, facendo riferimento alla realtà concreta che le persone vivono: le famiglie infatti sono tante, diverse, fluide e d’elezione. Attraverso social network, affissioni e immagini in movimento rappresentano le relazioni plurali presenti nella nostra società. Ne ho scritto per The Wom.
Affaire Tony Effe, Capodanno, Comune di Roma: tenete d’occhio Alley Oop. Tra le sue firme, le giornaliste Chiara Di Cristofaro, Simona Rossitto e Livia Zancaner, hanno portato avanti un’inchiesta nelle scuole per ragionare sulla trap, i giovani, le parole, il linguaggio violento. Il risultato è il libro “In TRAPpola. Giovani, parole e linguaggio. Come liberarsi da stereotipi e modelli sessisti”, edito dal Sole 24 Ore. Ne scriverò per Alley Oop provando a mettere insieme un ragionamento che non sia polarizzato tra “CENSURAAA!” / “FEMMINISTE PAZZEEE!”/ “TONY EFFE MALE ASSOLUTO DEL MONDO”.
Siria, pressioni internazionali per un governo moderato e che includa le donne
La Siria sta gettando le basi per il dopo Assad. Mentre i siriani celebrano il crollo del regime del presidente Bashar al-Assad, le associazioni umanitarie e le controparti internazionali guardano con attenzione alla transizione in corso. Se da una parte stanno dando il loro appoggio alla ricostruzione del Paese, che cerca di uscire da 13 anni di guerra civile, dall’altra fanno pressioni affinché le discussioni per costruire la nuova Siria si basino su inclusività, rispetto per le minoranze e diritti delle donne.
E se Crista fosse stata una donna?
Il Dio dei Vangeli avrebbe potuto non incarnarsi in un maschio? La questione è trascurata nella tradizione scritturale e patristica ma fu ampiamente dibattuta dal XII secolo alla metà del XIII, quando scomparve dall’orizzonte filosofico. Il maschile ha sempre avuto un’evidente preponderanza, nel testo come nell’iconografia. Il termine “Padre” si dovrebbe utilizzare in chiave puramente metaforica, ma ogni rappresentazione di Dio dal tardo Rinascimento lo mostra come un uomo anziano dalla barba fluente; e così è rimasto nell’immaginario popolare. Quanto a Gesù, non ci sono dubbi sul suo genere nei Vangeli. Il carico simbolico della domanda iniziale, però, resta intatto: cosa sarebbe accaduto con una Figlia di Dio?
Quale Natale per chi è nel bisogno? Iniziative solidali di aziende e terzo settore
La marginalità si intensifica nel contrasto con la narrazione collettiva di vicinanza e abbondanza, e in questo contesto il bisogno di cura e connessione si fa più urgente. Chi può offrire sostegno e accoglienza, spesso diventa una risposta silenziosa ma preziosa a questa condizione.
🎯 Nominare è fare esistere
Solo il 16% delle biografie presenti su Wikipedia riguarda le donne: una percentuale impari e incrementata dal lavoro di Wikidonne. In questo spazio ridiamo spazio: una bio per ogni numero. Storie per riscrivere la storia.
Gisèle Pélicot
Come esordisce Carmen Vicinanza nella sua newsletter
, Gisèle Pelicot, nominata tra le 100 donne più influenti e d’ispirazione del 2024 dalla BBC e tra le 25 più importanti secondo il Financial Times, è salita alle cronache mondiali per essere stata la protagonista del famoso caso denominato lo stupro di massa di Mazan che ha visto un maxi processo shock a 51 uomini, culminato il 19 dicembre 2024 con la loro condanna.Dal settembre 2024 il suo volto e la sua storia sono rimbalzati alle cronache mondiali per la mostruosa vicenda che è stata costretta a vivere: per dieci anni è stata drogata e violentata di nascosto dal marito, Dominique Pelicot, che invitava uomini contattati su Internet a abusarla mentre era priva di sensi.
Il 19 dicembre 2024 il processo si è concluso con la condanna a 20 anni, il massimo della pena, per Dominique Pelicot, dichiarato colpevole degli stupri aggravati contro l’ex moglie insieme ai 50 co-imputati: molti di loro sono stati ritenuti colpevoli di stupro aggravato in riunione e somministrazione di droghe e condannati a pene che vanno dagli 8 ai 15 anni.
È stata una prova molto dura. Penso ai miei tre figli, ai miei nipotini perché loro sono il futuro ed è per loro che ho condotto questa lotta - ha detto Gisèle Pélicot alla fine del processo - Ho fiducia nella nostra capacità di cogliere collettivamente un futuro in cui ognuno, donne e uomini, possano vivere in armonia, nel mutuo rispetto e nella comprensione. Penso alle vittime di stupro, non riconosciute, le cui storie restano spesso nell’ombra. Voglio che sappiate che condividiamo la stessa lotta”.
Decidendo di tenere il processo a porte aperte e rinunciando al suo diritto alla privacy a beneficio di tutte, Gisèle Pélicot ha ribaltato il significato di “vittima” – che rimanda a una condizione di sottomissione e passività - riappropriandosi invece della sua agency, intesa come una forma di particolare autonomia nell’azione, cioè una scelta tra azioni possibili, che promuove un cambiamento sociale. Gisèle Pélicot ha detto NON CI STO, NON MI VERGONO, NON DEVO ESSERE IO A FARLO. Un gesto singolo che diventa collettivo: grazie, Gisèle. La vergogna sta cambiando lato.
🌱 La parola
Natale
natus nato, più il suffisso -alem che indica appartenenza.
Natale è giorno di nascita. È origine, festeggiamento, calore, compartecipazione. Il natale di qualcuno dice chi è, da dove viene.
Riscrivere le radici, sceglierle, curarle.
🍸 Coraggio liquido
Vi svolto i regali di Natale con questo: Better Gin. Safer Elephants. Elephant Sloe Gin è il tradizionale liquore a base di Gin e prugnolo selvatico fresco. Conserva il carattere del London Dry aggiungendo note floreali e morbide che lo rendono perfetto sia per la degustazione in purezza che in miscelazione. Salvateci dai bagnoschiuma, dalla dodicesima sciarpa. Insomma, dai regali di merda: regalate bottiglie.
❤️ L’amore è una playlist
Riavvolgere il nastro con amore:
💫 Autodiagnosi e cura
Autodiagnosi: piccole e significanti fortune vanno tenute al caldo.
Cura: These Boots Are Made for Walkin
Smettere di preoccuparmi, preoccuparmi meno: è stata una delle grandi sfide di questo anno che termina. Mi riconosco moltissimo in questo episodio, nella volontà di concentrarsi sulla cura e di delegare quello che non mi compete ma che finisco per accollarmi perché così mi hanno educata a fare. Grazie!